The Dream Syndicate, Spazio 211, Torino, 25 ottobre 2017

Che ci faccio in prima fila ad urlare come un indemoniato “Come back to Boston as soon as you can”?
Insomma, “How did I find myself here?” (titolo dell’ultimo ed ottimo album del sindacato del sogno). Eppure la serata era iniziata con le migliori intenzioni di pacatezza pre-senile. L’equipaggio scelto per la traversata psichedelica era comunque temibile, bisogna riconoscerlo: oltre al sottoscritto, un nostalgico del Paisley Underground con faccia da cane bastonato e occhi sprofondati in fantasioni acidi lisergici mai realmente sperimentati in vita (detto Bono dei Bogia Nen), un amante di indie anni 80/90 convertito all’hip-hop nella convinzione del tutto illusoria di diventare un fratello nero con straordinarie doti sessuali (detto Django), una principessa dello shoegaze eterea ed aristocratica come un David Bowie al femminile (detta Siouxsie).

I Dream Syndicate hanno messo d’accordo tutti e quattro: concerto memorabile. Peraltro, particolare non trascurabile, è stata una straordinaria sorpresa la presenza di Chris Cacavas, non annunciato nella line up. Parliamo del tastierista e leader dei Green on Red, altra band fondamentale del circuito c.d. neopsichedelico anni ottanta.

Le chitarre hanno flirtato tra loro con grande eleganza e pastosità per disegnare intrecci più visionari, anche se meno sofisticati, di quelli tessuti dai Television. Jason Victor non fa certo rimpiangere gli illustri predecessori Precoda e Cutler. La sezione ritmica dei “fedeli alla causa” Duck e Walton gira come il motore di una Thunderbird nel caldo deserto californiano. I pezzi del nuovo album suonano meglio dal vivo che su disco (“Filter me through you”, “Gilde”, “The Circle”). I classici della band sono stati rivisitati in chiave maggiormente “garage” grazie alle tastiere acidissime di Cacavas (in particolare, una bellissima e velocizzata versione di “The Medicine Show”). Insomma, ottimo concerto conclusosi, al secondo ed acclamato “bis”, con una versione semiacustica di “When You Smile” cantata sottovoce a causa dell’interruzione dell’amplificazione del microfono. Brividi, veri ed autentici brividi.

(Alberto De Sanctis)

foto qui sopra c/o World Cafe Live, Philadelphia, 20 maggio 2017 (photo by Matt Condon / @arcane93)