[MdC] “Vi riempio di nulla”, recensione di un vivo morente

L’appuntamento mensile (recuperiamo quello di giugno) con un contenuto di Mangiatori di Cervello, per approfondire qualcosa di “altro” rispetto ai “soliti” contenuti kalporziani con lo stile e la visuale inconfondibile di MdC.

E’ uscito il 1 luglio edito da Aletheia Editore “Vi riempio di nulla”, il libro d’esordio del Nichilista, pseudonimo dell’autore anonimo. Un testo che non è né poesia, né prosa ma più un flusso di coscienza continua che si fa testo. Un continuo scavare nella mente umana, in quella società per lui così “piena di nulla” che è metafora dello smarrimento e della ricerca di se stesso. A ribadire che il nichilismo è alla base della sua vita, ma non sta a significare vuoto né arrendevolezza. Anzi.

VRDN

Sono stata contattata, inaspettatamente, da una casa editrice e la segretaria mi dice: “Salve, la contatto per via di un Anonimo che sta per pubblicare con noi Vi riempio di nulla, il suo primo libro. Le chiede una semplice cosa: lo recensisca meglio che può”. Piuttosto sorpresa e senza sapere a cosa sarei andata incontro ho accettato. La domanda più frequente che mi sono fatta in questo tempo di attesa per ricevere la bozza è stata: “mi piacerà questo libro? E, se non mi piacerà, come farò a scriverne bene?” Poi mi sono data una risposta sincera: non tradirmi, dire realmente quello che pensavo; e se non fosse piaciuto, beh, non sarebbe stato un problema mio.

Ho letto il libro cinque volte. Di cosa parla? Questo libro parla un po’ di tutti noi, dell’anno di vita di una persona (maschio o femmina che sia) che ha avuto il coraggio di vivere e sopravvivere ai dolori, alle delusioni, e alle sofferenze che la vita gli ha presentato. Piccoli dettagli irrilevanti di una vita irrilevante, che si è posta ai lettori con la consapevolezza dell’esiguità della sua esistenza rispetto al mondo. Un crepuscolarismo intrinseco di un diarismo apparentemente spontaneo, ma limato da una una reale conoscenza della lingua e del nichilismo che si nasconde dietro una tachigrafia convulsa e palpitante.

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Vi troverete di fronte a storie controverse, contraddizioni esistenziali, sensi di colpa celati dietro espedienti minatori contro quelle donne frustrate innanzi al vuoto emotivo del protagonista; e se la piccola esperienza personale (di vita) mi insegna che non esiste il vuoto senza il pieno, ancor più la mia esperienza da lettrice mi insegna che non esiste il vuoto quando si scrive. Quindi smentirò con forza l’introduzione dell’autore, che spero mi perdonerà, dicendo che quello che i lettori dovranno essere pronti ad accogliere (dopo aver spento lo smartphone e dopo aver aperto il cuore), è un fiume in piena tempesta con pesci vivi che si dimenano e urlano di esser morti.

Ho chiesto ripetutamente di conoscere l’Anonimo ma è stato impossibile. Questo anonimato esplica allegoricamente l’esistenza mancata dell’autore, un’esistenza in costante e improrogabile attesa: l’attesa di un amore paterno, di un sentimento affettuoso, di un amore nel cuore represso che non vuole manifestarsi e l’ipocrisia di chi dice che non può. “Non posso, no, non voglio. So di non volere ma dico che non posso. Quindi sto, fermo, assorbo passivamente e freddamente e poi esplodo, o forse implodo, ma non ho l’arroganza di pensare questa esplosione inficerà la vita altrui, quindi sì esplodo. Eppure l’ha influenzata, soprattutto quella delle donne-mamme-protettrici-psicologhe-amorevoli seguaci dell’uomo giusto”. L’anonimo le ha lasciate là, ferme, le ha contagiate, sino a un livello profondo, della sua immobilità.

Eppure l’autore si muove, evolve senza saperlo, giorno dopo giorno, forse accorgendosene dopo diverse attente riletture dell’anno chiave della sua vita maturato in anni di soppressione e oppressione.

Non dirò se il libro mi è piaciuto, ma lo riassumerò in poche parole: pieno, ricco, dolce, controverso, romantico, romantico fino allo strazio. Se posso, darò un consiglio all’autore: faccia un favore a lei e alle sue donne e a qualsiasi persona di buon cuore incontrerà – inizi a vivere e smetta di sopravvivere a se stesso.

(Virginia Fattori)

a cura di www.mangiatoridicervello.com

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