[#tbt] “The Cool Out”, il brivido del remix strumentale

Chiunque suoni e abbia inciso qualcosa in sala d’incisione sa di avere ascoltato la canzone registrata almeno un centinaio di volte, nel mentre: solitamente si procede strumento per strumento, per sovraincisioni, e poi alla fine si aggiungono le voci. Accade così che il pezzo in questione lo si conosce a menadito, e come potrebbe essere altrimenti, anche in versione strumentale.

“The Cool Out” dei Clash, in primis, trasmette quel brivido: il gusto della strumentale appena prima di aggiungere le voci, quel momento in cui un manufatto non è ancora tale ma possiede a sufficienza gli elementi per essere già riconosciuto come tale. Ma non è per questa ragione che a “The Cool Out” – retro del 45 giri di “The Call Up” nell’edizione statunitense del singolo tratto da “Sandinista!” (1980) – dedico questo #tbt, piuttosto perché è uno di quei rari casi in cui un remix funziona di più dell’originale. Lo definirei “remix strumentale” perché tale è: un remixaggio delle piste, togliendo la voce e le chitarre nelle strofe, e alzando qua e là qualche volume.

A mio personalissimo parere, la canzone è più agile del singolone per diversi motivi: in primis il cantato di Strummer in “The Call Up” – diciamocelo – non è particolarmente convinto, sembra un po’ che Joe sia passato lì per caso (non fucilatemi per quest’affermazione). E poi copre tutto quell’ambaradan di arrangiamento che è spettacolare: la melodia delle tastiere di Mickey Gallagher nella strofa che risalta maggiormente togliendo le chitarre, quel suonetto continuo come di “campanelle di Natale” che definire ipnotico è poco, l’entrata della chitarra elettrica nel ritornello che coinvolge in maniera forte con il suo levare dub e il ritmo new-wave.

Quando parte “The Cool Out” è impossibile non ascoltarla tutta fino alla fine, tutta d’un fiato. E mi perdonerà il povero Joe per le riserve sul suo cantato che ho formulato qui sopra: “The Cool Out” è l’eccezione che conferma la regola, ovvero che i Clash erano davvero una band in cui tutto funzionava, non solo i messaggi e l’irruenza punk ma anche la capacità strumentale e d’arrangiamento.

(Paolo Bardelli)