MODERAT, “III” (Monkeytown Records, 2016)

moderat iiiChe le cose stiano cambiando a Berlino lo si capisce anche dall’ultimo album dei Moderat. E’ tutto più pop, più artefatto, meno spontaneo. “III” è, infatti, un lavoro pensato, studiato, calibrato. Forse troppo. Da “Eating Hooks”, costruita su una deliziosa trama dubstep, a “Reminder” e “The Fool”, l’album procede con pezzi magistralmente concepiti, capaci di rivisitare in chiave pop suoni inizialmente nati “sporchi” e congeniali alla sola scena underground.

In mezzo, spunti che giungono da tutto quanto abbia avuto peso nel panorama elettronico degli Anni Duemila. Dai Telephon Telephnon Tel Aviv di “Fareneight Fair Enough” e “Immolate Yourself” (“Gostmother”), ai tappetti IDM comuni a Plaid, Autechre e Boards of Canada (“Ethereal”); dalle variazioni di battuta in stile Squarepusher (“Animal Trails”), al fantasma degli “XX”. In più, qualche sparata in quattro quarti, relegata, però, a rappresentare la parte meno riuscita dell’album.

Niente di ruvido, niente che sembri pienamente e profondamente ispirato dalla scena techno, niente di rintracciabile nel suono degli esordi. La trilogia “Moderat”, col proprio capitolo conclusivo, ci mostra oggi un progetto studiato nei minimi particolari, ma che cerca uno sbocco chiaramente lontano dalle proprie origini.

Quanto funzionerà ce lo diranno i nuovi ascoltatori che, dopo l’uscita di “III”, andranno ad aggiungersi a quelli da tempo affezionati al progetto che unisce Modeselektor (Gernot Bronsert e Sebastian Szary) e Apparat (Sascha Ring).

70/100

(Tommaso Artioli)