Intervista a IOSONOUNCANE

iosonouncanefoto: Silvia Cesari

Se quest’anno non avete mai sentito parlare di Jacopo Incani a.k.a. IOSONOUNCANE dovete aver passato l’anno in coma, in regime estremo di clausura o al massimo così lontano dal nostro paese da non poter sapere che il cantautore sardo, a distanza di ben quattro anni dal suo esordio con “La macarena su Roma” ha fatto uscire un disco che ha (stra)convinto tutti vincendo premi e finendo in cima a tutte le classifiche dei migliori dischi italiani dell’anno. Lo abbiamo raggiunto e ci ha raccontato la genesi di “Die”, il suo 2015 e una succosa indiscrezione sul suo futuro.

Beh, intanto forse un po’ superflui, ma complimentoni per il disco che ho adorato e consumato per tutto quest’anno! Sei in cima a tutte le classifiche e in tutti gli articoli in questi giorni, deve essere una bella soddisfazione….

Grazie! Sì sì, molto.

Sono passati quattro anni da “La macarena su Roma” a “Die”; sei stato a lavorarci tutto questo tempo?

No, in realtà no: conta che fino a Settembre 2012 ho fatto sempre concerti, e non so lavorare a materiale nuovo fintanto che sono in tour; tutt’al più quello che ho fatto e che ancora sto facendo è accumulare delle micro-bozze – in alcuni casi molto “micro”. Q
uindi diciamo che concretamente al disco ho lavorato dall’autunno 2012 a quello 2013 da solo in Sardegna e dall’autunno 2013 a tutto il 2014 a Bologna in studio con Bruno Germano, quindi sono stati due anni di lavoro pieno e volendo altri due di accumulo di bozze nel tour de “La macarena su Roma”…accumulo e scarto, soprattutto, di tantissime cose.

E come è stato lavorare al disco? C’è una differenza di suono molto netta rispetto al primo; se prima rientravi nel genere del – passami il termine – ‘cantautorato indie’, in questo nuovo c’è molta più ricerca del suono, anche nei testi; questa attitudine a ricercare il suono delle parole, i testi ipnotici, non va molto in Italia, più nei paesi anglosassoni.

Ti dico la verità: il primo disco è frutto del mio periodo che lo ha generato, nel senso che è un disco scritto, arrangiato e registrato nel bel mezzo del tour; questa cosa ha fatto sì che il lavoro sul disco si limitasse a dieci giorni e che in un qualche modo fotografasse la “dirompenza” dei live, il loro aspetto molto caciarone, invece su “Die” ho avuto il tempo di lavorare e ragionare come mi è più consono.

Dappertutto si è visto il paragone con Battisti, “Anima latina”, il tropicalismo… ma te ti senti di esserti più ispirato a Battisti o a chi – mi vengono in mente gli Animal Collective – ha trasportato il tropicalismo all’elettronica, e in maniera più simile alla tua?

Entrambi fanno parte dei miei ascolti, nel caso di Battisti che ho avuto e che ho ancora, nel caso degli Animal Collective che ho avuto, perché è un progetto che ascoltavo tanto ai tempi dell’altro disco, veramente sono anni che non mi ritrovo ad ascoltare roba loro, tutt’al più mi capita a scadenza semestrale di sentire Panda Bear da solo, che preferisco veramente tanto rispetto agi Animal Collective.

Mmmh, strano, avrei pensato il contrario riguardo le ispirazioni per i tuoi dischi.

Non lo so, poi loro (gli Animal Collective, ndA) sono il nome più in vista e più grosso di questa scena, ma è molto variegata… Quindi si, questi sono sicuramenti dei riferimenti ma ce ne sono tantissimi.

Nei credits del disco ho visto che ci sono un sacco di musicisti, mentre nel primo suonavi tutto da solo… come è stato riportare dal vivo tutti questi “suoni”?

Partire col tour in una veste solitaria e autarchica, affidandosi molto alle macchine, è stata una necessità, nel senso che mi andava di suonarlo da solo, rivendicarne la paternità suonandolo da solo. Però la scelta di stare solo non è una scelta ideale o ideologica, è semplicemente contingente, così come non ho fatto da solo il disco per quanto poi sia stato io ad orchestrare tutte le campionature tratte dall’esecuzione di tanti musicisti; alla stessa maniera il fatto di suonarlo inizialmente da solo non è una scelta perenne, o ideologica, semplicemente contingente, a tempo determinato.

E invece il mini-tour in acustico che hai fatto di recente come è andato?

È andato benissimo, tanto per la nostra esecuzione sul palco – avevamo degli obiettivi dal punto di vista esecutivo e siamo riusciti a raggiungerli- quanto per la risposta del pubblico che è stata molto forte, in alcune date anche in maniera inaspettata come a Roma, dove abbiamo fatto sold-out in un locale molto grande, quindi sì è andato molto molto bene. L’obiettivo era quello di fare pubblicamente, per un numero limitatissimo di concerti, una cosa che avevo già fatto nelle radio e che mi aveva divertito fare, è stata questa la motivazione.

Ma questa forma chitarra e voce è stata poi la maniera in cui hai scritto i pezzi o no?

In alcuni casi si, ma solo parzialmente; non c’è un brano del disco che sia stato scritto interamente con la chitarra: in alcuni brani la base chitarra e voce ha avuto un peso maggiore, come in “Stormi” soprattutto o “Carne”, in altri casi invece la chitarra non l’ho proprio utilizzata, come in “Tanca” che ho scritto totalmente sul beat o “Paesaggio” che ho scritto con la tastiera. Però diciamo che l’andamento generale è quello di muovermi su piani diversi, sull’elettronica o su uno strumento armonico, e procedere parallelamente su questi due binari per poi arrivare ad una sintesi delle due cose. Quindi in alcuni casi i pezzi con la chitarra erano abbastanza simili, altri in una versione completamente inedita, come nel caso di “Tanca”.

Continuando a parlare dei brani, per caso li hai scritti in Sardegna? Sai quest’estate mi capitava di camminare al tramonto su delle spiaggette nascoste, ascoltando il disco sembrava di esserci dentro, sarà l’atmosfera, la suggestione dei testi…

Alcune bozze le ho stese a Bologna, poi quando è finito il tour nel 2012 sono tornato un anno in Sardegna e ho messo maggiormente a fuoco e ho lavorato su delle idee precedenti ma che comunque mi riportavano simbolicamente a casa, alla Sardegna e al paesaggio sardo, c’è un collegamento molto forte.

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L’anno prossimo porti il disco in Europa no?

Sì, per ora abbiamo una data a Berlino ma è una cosa su cui vorremmo lavorare in maniera continuativa; la prima data è a Berlino il 27 Gennaio e poi vediamo…

Come pensi che potrà essere recepito il disco all’estero?

Beh, ho avuto diversi feedback da persone non italiane –inglesi, americane e francesi principalmente- che hanno ascoltato il disco e che non capendo una sola parola l’hanno molto amato. Sono in quasi tutti i casi o musicisti o persone che lavorano per etichette o che scrivono di musica, quindi vedremo, sono molto curioso. Per ora il feedback che abbiamo è questo, l’italiano non è un ostacolo, anzi in realtà i contenuti narrativi del disco arrivano comunque nonostante non si comprendano le parole.

Eh, addirittura forse meglio all’estero che in Italia; lasciarsi di più prendere dalla suggestione dei suoni…

Potrebbe essere, sì.

Dato che siamo a Dicembre una domanda sul tema ‘classifiche di fine anno’ te la devo fare: quali sono i dischi italiani che hai ascoltato di più, cosa ti è piaciuto?

Mi è piaciuto l’ultimo dei Verdena, l’ultimo di Colapesce, forse quello che ho preferito è l’ultimo di Paolo Angeli; poi quello degli Heroin in Tahiti, gli Uochi Toki, che mi piacciono tantissimo…. Direi queste cose qui.

Mmmmmh, mi appena passato di mente quello che ti volevo chiedere… che vergogna. Vabbè ti chiedo questa (un bel volo pindarico ndA): ora che si sta rivitalizzando come genere, non hai pensato di fare colonne sonore?

Eh si, assolutamente si, solo che per ora non mi è stato proposto! Però si mi piacerebbe, certamente!

Anche perché tra l’altro ho visto che Gianni Maroccolo ti stima un sacco, è tutto l’anno che vedo post di apprezzamento nei tuoi confronti, qualcosa con voi due sarebbe veramente bellissimo.

Ci siamo incontrati e conosciuti di persona proprio ieri (17 Dicembre ndA), ma non posso dirti di più…

Ah! Spero che sia allusiva questa chiusa… (nel frattempo il sottoscritto sta implodendo di gioia ed aspettative)

Eh eh, lo lascio a te.

Vai, speriamo nel futuro! … ok quella domanda non mi torna proprio in mente. Bene allora spero di trovarti presto in concerto dalle mie parti, anche se dopo questa data all’estero dovresti andare in pausa giusto?

In realtà riprenderemo con l’ultima parte del tour, da Marzo, con una nuova veste dei brani; e dall’estate o subito dopo entrerò in stop fino a data da definirsi.

(Matteo Mannocci)

foto di Silvia Cesari