DEATH CAB FOR CUTIE, “Kintsugi” (Atlantic Records, 2015)

kintsugiSono passati tre anni da “Codes and Keys” e i Death Cab For Cutie si sono lasciati alle spalle un po’ di pop, il chitarrista e membro fondatore Chris Walla e Zooey Deschanel. Si parlava di un nuovo album dall’ottobre 2013. Un anno dopo Instagram e tutti i social annunciano “Kintsugi” (Atlantic Records).

Kintsugi è quella pratica giapponese che si serve dell’oro per riparare le tazze rotte in modo da nobilitare le imperfezioni. L’album, che sente la mancanza di Walla soprattutto dietro le quinte (anche perché ha contribuito nel processo creativo e nelle registrazioni fino alla fine), è il primo ad essere prodotto dall’esterno Rich Costey (svezzato da Jon Brion).
Non è che questa mancanza venga riparata con oro colato, anzi, “Kinstugi” è un passo indietro per i washingtonians. L’album sembra scritto post “Translaticism” come se gli antri non fossero esistiti. Se per gli amanti dell’indie quello è il punto di svolta della band, “Kinstugi” è un po la brutta copia, soprattutto per quel lavoro di mixing e sound engineering che qui non è che viene a mancare, ma è del tutto diverso. I suoni sono poco amalgamati tra loro e la voce è un po’ troppo avanti rispetto ai precedenti.
La nota positiva è che Ben Gibbard è tornato single ed ha ritrovato quell’adolescenziale scrittura in cui l’amore è un mistero e siamo sempre alla ricerca di risposte. In questo senso l’open track “No room in frame” è perfettamente in linea con l’estetica generale dell’album: “And I guess it’s not a failure we could help /And we’ll both go on to get lonely with someone else/With someone else”. Giusto per rimarcare che Gibbard e gli altri sono andati avanti. L’ascolto è consigliato sia ai veterani fan della band, che alle nuove leve dal momento che la traccia di mezzo “You’ve Haunted all my life” è la cosa “più Death Cab” mai scritta negli anni ’10.

Nessuna infamia e nessuna lode per “Kintsugi”, così atteso e così insipido. Come una cena tra amici vegetariani in cui ti propinano la carbonara vegetariana. Non è la stessa cosa a cui eri abituato. Ma la mangi lo stesso.

52/100

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