TWERPS, “Range Anxiety” (Merge Records, 2015)

twerps1Fortunatamente per noi abitanti dell’emisfero nord, nell’emisfero sud ora è estate e quindi escono dischi estivi. Infatti come era già capitato l’anno scorso per il disco estivo a febbraio dei Blank Realm, ecco che anche questo 2015 ci consegna in regalo l’album giusto per combattere i mesi sottozero: “Range Anxiety” dei Twerps.

I Twerps arrivano dall’Australia, sono in quattro, e da un po’ di tempo si sono fatti notare grazie al loro indie-pop scanzonato che li ha resi fin da subito oggetto di paragone con altri bravi ragazzotti dell’ambiente come sono i Real Estate. E anche se qui in Italia li si tratta da semiesordienti, in realtà questo “Range Anxiety” è il disco che li aiuterà a chiudere definitivamente il periodo della gavetta, consegnandoli ad un numero maggiore di orecchie rispetto a prima.

Insomma la band australiana è ad un passo dal proverbiale salto di qualità, reso possibile grazie anche e soprattutto alla Merge Records, il cui impatto nel disco è più che tangibile. Suoni più a fuoco, melodie catchy senza essere facilone, una malcelata aderenza all’indie alternativo anni’80 senza d’altro canto tradire quel suono sporco, un po’ garage e un po’ lo-fi che li ha portati fino a qui.
Dal punto di vista musicale insomma “Range Anxiety” è quello che ci si aspetta da una band indie che prova a fare il disco giusto per lanciarsi, senza però strafare o snaturarsi. Tredici canzoni piacevoli, che filano lisce una dopo l’altra, senza lodi eccessive ma senza nemmeno nessun tipo di infamia. Certo, le influenze sono più che evidenti all’orecchio: i Velvet Underground dentro “I Don’t Mind”, i Pastels dentro “Love At First Sight”, i Go-Betweetns in “Cheap Education”, Beat Happening e Pavement sparsi qua e là. Pure qualcosa delle atmosfere à la Juno (Antsy Pants dentro “Adrenaline”), se si vuole fare i cinefili.

La sensazione che si ha alla fine delle tredici canzoni è insomma quella di un disco non gigantesco ma comunque molto piacevole: onesto, nel suo essere semplice e ben riuscito. Ma di certo non qualcosa si sensazionale. Se vi capiterà di ascoltarlo lo amerete, anche nonostante qualche citazionismo di troppo. Se non vi capiterà tranquilli che non succede nulla.

72/100

Enrico Stradi