Conor Oberst, Mojotic Festival, Sestri Levante (GE), 19 agosto 2014

Conor Oberst

“Oberst, con indosso uno smoking blu polvere, salì sul palco senza gli altri, si mise un’acustica a tracolla e mormorò due lunghe canzoni senza l’accompagnamento della band. Non era un pacco, era un autentico ragazzo prodigio, e quindi per Katz ancora più indigeribile. Il numero da Artista Profondo e Tormentato, l’autoindulgenza con cui spingeva le canzoni oltre i naturali limiti di sopportazione, gli ingegnosi crimini contro le convenzioni del pop: recitava la sincerità, e quando la recita minacciava di svelare la sincerità come falsa, recitava la sua sincera angoscia per la difficoltà di essere sincero”
. È così che Jonathan Franzen descrive Conor Oberst in “Libertà”, il suo romanzo più recente. Attraverso gli occhi disillusi di uno dei protagonisti del libro, Franzen ci offre il suo personale ritratto di un musicista che, nonostante la giovane età, ha già lasciato un segno indelebile sui primi anni del ventunesimo secolo.

Il Conor Oberst che alle 22 circa di martedì 19 agosto sale sula palco del Teatro Conchiglia di Sestri Levante ha smesso già da un pezzo di essere un ragazzo prodigio. Trentaquattro primavere e quasi una quindicina di dischi (almeno un paio di capolavori e qualche passo falso), più innumerevoli EP e collaborazioni, fanno di lui un artista ormai maturo e affermato. Eppure, Conor non ha perso un briciolo di quel magnetismo naturale e di quella disarmante sincerità espressiva che gli hanno consentito negli anni di stabilire un legame speciale con il pubblico. Lo stesso legame che si manifesta fin dalle prime note con tutti quelli che sono accorsi in questo borgo ligure per assistere all’unica data italiana del loro beniamino. C’è chi arriva da Milano, chi dalla Svizzera, chi ha attraversato l’Italia in auto sfidando il caldo di agosto; ma c’è anche chi ammette di avere comprato il biglietto senza sapere molto di questo eccentrico cantautore americano. Non importa il background o la provenienza, quello che conta è l’emozione e il calore con cui la gente seduta sui gradini dell’anfiteatro accompagna le quasi due ore di concerto.

Molte delle canzoni provengono dal recente album “Upside down mountain” e sono sconosciute ai più, ma il trasporto con cui sono eseguite dal musicista e dalla band che lo accompagna (i Dawes, che hanno anche aperto il concerto) è lo stesso di quello riservato ai brani storici. Dal repertorio dei Bright Eyes Conor estrae alcuni classici come “We Are Nowhere And It’s Now”, “Bowl Of Oranges”, “Lover I Don’t Have to Love” e “Old Soul Song”, che viene preceduta da un piccolo preambolo sulla storia del pezzo, nato come canzone di protesta contro l’amministrazione Bush. Il cantautore dialoga spesso con il pubblico, dicendosi contento di non suonare in una “fucking German industrial city” ma in un “beautiful village”, a un festival dove le persone per una volta “just sit and listen to the music”.
Tra i tanti momenti da rievocare c’è l’esecuzione della commovente “Cape Canaveral”, dal suo omonimo esordio da solista, e il primo bis, quando Conor rientra, accompagnato solo dal chitarrista dei Dawes, per trovare il pubblico accovacciato sotto al palco, a pochi centimetri dal cantante. Quello stesso pubblico si alza in piedi in una sorta di abbraccio collettivo per ballare sulle note degli ultimi due brani e, una volta terminato lo show, si precipita al banchetto dei cd per acquistare tutto l’acquistabile. Anche questo un segno inequivocabile di un concerto da ricordare.

Scaletta completa:

1) Time Forgot
2) Zigzagging Toward the Light
3) We Are Nowhere and It’s Now
(Bright Eyes song)
4) Get-Well-Cards
5) Lonely At the Top
6) Old Soul Song (For the New World Order)
(Bright Eyes song)
7) Artifact #1
8) Danny Callahan
9) Bowl of Oranges
(Bright Eyes song)
10) Ladder Song
(Bright Eyes song)
11) Lover I Don’t Have To love
(Bright Eyes song)
12) Cape Canaveral
13) Governor’s Ball
14) Desert Island Questionnaire
15) I Got the Reason #2

Encore:
16) Lua
(Bright Eyes song)
17) Another Travelin’ Song
(Bright Eyes song)
18) Common Knowledge
(dedicated to Robin Williams)

(Stefano Solaro)

2 settembre 2014