Intervista agli Unknown Mortal Orchestra

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Il nuovo album uscirà entro il 2015 e sarà più pop e aggressivo. Un’ottima notizia direttamente dalla bocca di Ruban Nielson, leader degli Unknown Mortal Orchestra che si apprestano a tornare in Italia a settembre per due date: martedì 2 settembre al Circolo Magnolia di Milano e mercoledì 3 settembre gratis in spiaggia dai nostri amici dell’Hana-Bi di Marina di Ravenna (info).
Insieme ai Real Estate gli UMO sono una di quelle nuove band americane di cui siamo fieri di aver parlato prima della notorietà (link). Entrambi i loro dischi ci sono piaciuti molto. Poi abbiamo avuto la fortuna di apprezzarli dal vivo tre volte in un mese negli States (link) e infine lo scorso autunno in quel di Carpi (link).
Abbiamo parlato con il fondatore, voce e chitarrista, il neozelandese Ruban Nielson delle registrazioni in corso del terzo LP che si preannuncia più “pop e aggressivo”, e poi ancora della loro città, Portland, la città hipster dell’Oregon in continuo mutamento, di cibo internazionale e di nuove band.

Come procedono le registrazioni per il terzo LP?
Abbiamo passato la maggior parte del tempo a registrare nei giorni in cui non eravamo impegnati in live e festival. Siamo appena tornati dal Portogallo, dall’Optimus di Lisbona dove per fortuna abbiamo avuto un paio di giorni per fare dei giri e rilassarci. Dopo di che di nuovo New York per una settimana dove ho registrato altro materiale. Prevediamo meno date prossimamente, vogliamo concentrarci sul terzo album che uscirà certamente entro il prossimo anno.

Ogni volta che qualcuno mi chiede “Che roba fanno questi Unknown Mortal Orchestra?” vado in crisi. Così provo a dire che fanno psych-pop e che il primo album ha un suono più sporco, a bassa fedeltà e bizzarro, mentre il secondo ha delle atmosfere più soul, intime. Se dovessi aiutarmi in questa definizione, come descriveresti il sound degli UMO a chi non ci ha mai avuto a che fare? Su Kalporz nel 2010 vi avevamo definiti “un ottimo soffritto”. Sentiti libero di usare riferimenti a libri, cibo, film, artisti, etc…
Ho sempre voluto che la mia musica fosse qualcosa di semplice da divorare fino allo sfinimento, qualcosa che provochi assuefazione, come quei biscotti che non finiresti mai di mangiare. Al tempo stesso ho sempre pensato a una miscela di diversi generi che, a prima vista, sembrerebbero incompatibili in modo assurdo. C’è un posto a Portland che si chiama Koi Fusion che smercia dei Tacos Koreani, uno dei miei piatti preferiti in assoluto (risate). Ecco, definire gli UMO una band di KOI FUSION mi renderebbe molto felice.

Come spieghi l’EP acustico “Blue Record” uscito lo scorso autunno? È lecito aspettarsi una svolta del genere dal vostro terzo LP?
Assolutamente no (risate). Ci saranno dei momenti più sommessi e tranquilli, niente di diverso dai precedenti album. Se ci sarà qualcosa di veramente nuovo saranno dei momenti ancora più pop, aggressivi e impertinenti.

Ultimamente dalle nostre parti è cresciuto l’hype attorno a Portland, la città che da tempo vi ti ha “adottato”, grazie al mondo del cinema e delle serie TV, vedi Portlandia. Potresti dirci qualcosa di più sulla tua relazione artistica con la città, vista dalla prospettiva di un artista come te che viene dall’altra parte dell’emisfero (ndr Nuova Zelanda)? Hai mai pensato di andare via da Portland? C’è un altro posto in cui ti piacerebbe vivere e fare musica?
A volte penso a un possibile trasferimento. E mi vedo in posti tipo l’India e a come potrei trovarmi in luoghi così diversi da quello in cui attualmente mi trovo. Portland resta una città fantastica. Tuttavia, negli ultimi tre anni ho passato la maggior parte del tempo in giro per il mondo, in tour, e Portland è una città così mutevole e in trasformazione che al ritorno, ogni volta, è sempre una riscoperta. C’è tantissima roba nuova da esplorare e scoprire e la maggior parte dei “miei posti” dove uscivo per bere, mangiare e cazzeggiare sono già parte del passato.

Tra meno di un mese tornerete in Italia, finalmente in estate. Suonerete a Milano e in spiaggia a Ravenna all’Hana-Bi, in una delle location preferite di molti vostri colleghi nordamericani. Siete pronti?
Non vediamo l’ora, credo che ci divertiremo un bel po’., ho sentito parlare di questo posto in spiaggia e spero che le aspettative vengano sufficientemente ripagate. Anche perché amo l’Italia e solitamente mangio un sacco quando vado lì.

C’è una band o un artista che supportereste in tour a titolo gratuito pur di suonarci insieme?
Senz’altro David Bowie.

Per finire, tra le nuove band ci sono delle band che considerate sopravvalutate e altre che invece meriterebbero più attenzioni e che vorreste segnalarci?
Fa lo stesso se segnalo un paio di band sottovalutate? (risate).
Non ce la farei mai a parlar male di una band. Credo che, se una band ha del seguito, lo meriti sempre, se riesce a far apprezzare la propria musica o a offrire delle emozioni a qualcuno. Non credo alla storia delle band sopravvalutate. Per il resto vi consiglierei il mio amico Vinyl Williams, un artista “multi-media”, si occupa di musica, videomaking e web design, spacca sul serio. E poi un nome più noto, ma non ancora abbastanza, i Wampire. Stanno per fare uscire un altro disco e per quello che ho ascoltato, merita davvero tanto. Lo so perché è stato prodotto dal nostro bassista Jake Portrait (membro dei Blouse che, peraltro, passeranno dall’Italia proprio a settembre: il 10 settembre sempre all’Hana-Bi di Marina di Ravenna, l’11 al Circolo degli Artisti di Roma e il 12 all’Ohibò di Milano).

Grazie ancora e arrivederci a settembre.
Grazie a te, a prestissimo!

(Piero Merola)

12 agosto 2014