Intervista ai Cosmetic

I Cosmetic, anche dopo qualche anno dal loro esordio, mantengono quell’aria post adolescenziale che viene fuori anche dalla loro musica. Un indie rock che riesce ad essere comunque diretto e genuino, con la lingua italiana a fare quasi da strumento aggiunto. “Conquiste”, uscito nel 2012, è un disco ancora caldo. La chiacchierata con la band (a parlare è principalmente il cantante e chitarrista Bart) inizia proprio dall’ultimo lavoro.

Com’è nato il vostro ultimo disco e quali sono le differenze con il precedente?
Diciamo che “Conquiste” è un po’ il primo album su cui siamo riusciti a lavorare dall’inizio alla fine con la stessa formazione. In passato abbiamo avuto diversi cambiamenti di organico. Anche il titolo dell’ultimo lavoro sottolinea il clima più positivo, dato dal fatto che ci abbiamo lavorato tutti e quattro insieme. Rispetto al precedente lavoro ha senza dubbio dei suoni più cattivi e rumorosi. Al tempo stesso però la scrittura si è asciugata, dando vita a dei pezzi più diretti. Si intitola “Conquiste” perché siamo rimasti molto contenti di essere riusciti a mettere a fuoco la nostra musica, più che in passato.


Le vostre copertine hanno tutte uno stile particolare, quasi fumettistico. 
È nato tutto all’epoca del nostro primo disco “Sursum corda”. Il nostro produttore di allora ci suggerì di metterci in contatto con un’artista che conosceva per collaborare. Da lì abbiamo sempre cercato artisti che ci piacevano. Un’illustrazione un po’ fumettistica ci sembra molto affine alla nostra musica, essendo entrambe create in modo casalingo e indipendente. L’artwork degli ultimi due dischi è stato creato da Elzevira, con cui ci siamo trovati in sintonia. Soprattutto siamo rimasti molto contenti del lavoro su “Conquiste”, dove ha creato un vero e proprio fumetto come interno del booklet.

Avete degli artisti o gruppi che costituiscono un riferimento nel vostro modo di fare musica?
Abbiamo tutti e quattro degli ascolti diversi, però ci sono nomi che sono comuni a tutti, per esempio Sonic Youth e Nirvana. Poi comunque nella nostra musica credo che finisca dentro un po’ di tutto.

Quali sono i momenti della vostra carriera che vi sono rimasti più impressi?
Uno è sicuramente il primo concerto con Mone ed Emily in formazione, a Gambettola in provincia di Cesena. L’altro all’epoca della lavorazione del primo disco, quando arrivavamo da delle demo in cui non avevamo una direzione ben precisa. Il proprietario della nostra etichetta di allora, la Tafuzzi Records, ci suggerì di scegliere su che genere concentrarci. In quel momento stavo sentendo i My Bloody Valentine e quindi abbiamo sistemato i pezzi che andavano in quella direzione. Ovviamente nella nostra musica non c’è solo l’influenza dei My Bloody Valentine, ma comunque questo episodio è stato un passaggio rilevante. Un terzo momento importante è stato quando nel 2008 della vecchia formazione rimanemmo solo in due. Allora Mone, mio fratello, suonava in altri gruppi e si propose subito per unirsi a noi. Emily invece è entrata nel gruppo casualmente: cercavamo un bassista ed Emily mi scrisse su Myspace chiedendomi se fossi io quello che stava facendo cover dei Sonic Youth nella pizzeria del Velvet (una cosa che è successa quattro o cinque volte). Dal profilo ho visto che suonava il basso e quindi le ho subito proposto di entrare nel gruppo.

(Francesco Melis)

14 gennaio 2013

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