THE VACCINES, “Come Of Age” (Columbia, 2012)

Il secondo album di una nuova sensation made in UK si aspetta sempre al varco, in un misto di umori tra lo scetticismo e la venerazione. Ancor più se il gruppo in questione sceglie di uscire a poco più di un anno dall’acclamato “What Did You Expect From The Vaccines?”, vera e propria fucina di singoli. Ebbene dal numero 4 della chart inglese, questa volta si va dritti al primo posto. Un hype fuori misura, se si va ad ascoltare il prodotto in questione per un giudizio a mente fredda.

Due singoli (“No Hope” e “Teenage Icon”) ad anticipare l’album, un rock’n’roll che abbiamo già sentito con Art Brut e Libertines ma ruffiano e provocatorio – “I’m No Franky Avalon, I’m Nobody’s Hero” – al punto giusto. “Aftershave Ocean” è un ideale ritorno alla fine del brit-pop: un pacchiano chorus sixties sostiene una ballata che si trascina stancamente oltre i quattro minuti. “Bad Mood” è sicuramente più interessante grazie alla graffiante chitarra solista ed alla ritmica sostenuta, un potenziale nuovo singolo?

Stesso discorso per “Change Of Heart pt.2”: aspettiamoci di vederla presto in heavy rotation sulla Virgin Radio di turno. Perché l’immediatezza e la capacità di costruire riff vincenti sembra il solo pregio del quartetto londinese che fallisce il salto di qualità proprio quando sale il minutaggio e l’ambizione dei brani (“Weirdo”, davvero noiosa e monocorde e “All In Vain” che plagia i Beatles).

Non sempre giova battere il ferro finché è caldo. Un album di transizione che farà felici solo i fan più incalliti e da baracca. Alla prossima.

55/100

(Matteo Maioli)

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