FREYJA, “The Garden Of Sleepless Man” (UK Division, 2012)

Credo di doverlo dire: solo chi possiede il carisma di urlare la verità senza corrompere la propria lucidità può permettersi di gestire un genere ponderoso e pericoloso come il metal. Se non si è in possesso di questo carisma si rischia di divenire pieni di livori, di arroganza, di cinismo, oppure, non comprendendo la radicale protesta che struttura il metal, di ripetere a memoria la lezione per ottenere l’effetto dei suoni che fanno tanto metal. Quale strada avranno imboccato i norreni Freyja di Caserta?

“The Garden Of Sleepless Man”, primo album ufficiale del quintetto campano, è un disco ben suonato, nero, roccioso, impetuoso, registrato e mixato nella piena consapevolezza che si tratta di stoner, di metal, di heavy, di hard rock, con le chitarre (Stefano Croce e Dopa) che sfrigolano dalla deep troath della notte, con una batteria (Luigi Di Tommaso) sabatthiana da manuale, e un basso elegante e mestierante (Michelangelo Del Giudice)… con l’intenzione cioè di non cazzeggiare, vah! Ma è anche un album che ripete a memoria stilemi e cliché del linguaggio metal, compiacendosi della propria abilità nel farlo senza riempire le forme di sostanza individuale, sostanza che si tenta di consegnare alla voce di “Feffa” (Enza D’Ambrosio) vocalist, chitarrista e anche autrice dei testi. Ma è qui il passo falso maggiore.

La voce pulita di “Feffa” che tiene testa alla muraglia gravosa di tre chitarre e una batteria, liscia e lucida come una lastra di marmo, resta impenetrabile, dura, uranica, potente ma non stupenda perché priva di spessore interpretativo, con nessun grammo di rabbia, nessuna graffiatura laringea, nessuna crepa dalla quale passi partecipazione terricola, segnata da tanta sofisticazione mal compresa, che è sintomo di italiota vanità canora.

Nonostante non sia una miccia innescata, l’album nel complesso raggiunge la sufficienza per la potenza che potrebbe trovare posto con più facilità nei live, per la tecnica esecutiva e per la godibilità dei pezzi. Augurandosi che il tempo della decantazione artistica possa apportargli maggior bellezza appagante.

60/100

(Stefania Italiano)

17 settembre 2012

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