Samuel Katarro/King Of The Opera, Officina delle Arti, Reggio Emilia, 27 maggio 2012

Venditti ci ha tolto molto, soprattutto ci ha negato la possibilità di parlare delle emozioni prima degli esami di maturità. Ma, a pensarci bene, non si può più disquisire sulle sensazioni della notte prima, mentre si può invece citare la mattina prima di affrontare il primo esame all’Università. Ecco, quell’aggrovigliamento di stomaco, adrenalina a mille, tensione e convinzione di farcela, tutto questo aleggiava stasera all’ultima prova di Samuel Katarro, crisalide che dalla prossima settimana sarà King Of The Opera e si “battezzerà”, per usare un termine da lui stesso utilizzato questa sera, al Primavera Sound di Barcellona.

Se lo merita, Alberto Mariotti. Samuel Katarro o King Of The Opera che sia, infatti, stiamo parlando di lui e della sua voce, compendio indispensabile per capire questo progetto che si evolve e modifica mantenendo ben salda quella voglia di rappresentare il sound di oggi, lontano da quello che si può definire indie o rock o qualsivogliaaltrotermine perché in lui si assomma soprattutto la capacità di cantarci splendide canzoni odierne.

Stasera a Reggio Emilia dunque non è proprio “morto” Samuel Katarro, si è semplicemente trasformato. E’ evidente sol che si pensi che cinque brani nuovi dell’album di King Of The Opera (che uscirà a Novembre, e che è stato registrato questo mese a Milano) sono stati suonati qui all’Officina delle Arti, prova provata che non ci sono sconvolgimenti bensì la necessità di non dare la scusa del “nome-da-band-demenziale” a chi non conosce ancora Samuel Katarro. Ebbene, d’ora in poi nessuna giustificazione a te che non sai chi sia King Of The Opera e nemmeno ti curi di approfondire il discorso nonostante in tanti ti consiglino di farlo. Vade retro, mente stanca che non conosce la bellezza del bello! Eclìssati!

Vabbé, ma di queste nuove canzoni suonate stasera? Tre, e precisamente quelle che dalla scaletta sono definite “G D”, “Floating” e “Ciborio”, ci mostrano un Alberto Mariotti più melodico, più rotondamente pop, con chitarre acustiche cristalline che parrebbero essere uscite fuori da “High And Dry” oppure dai Fleet Foxes, mentre altre due, tra cui “Spider”, sono decisamente sperimentali e quasi al limite della cacofonia. Ma questo è poi Alberto, che non è un camminatore da via comoda, lui vuole stupire l’ascoltatore con altre strade, non c’è dubbio. Le canzoni “vecchie” poi suonano stasera davvero fighe per i suoni di Andrea Rovacchi al mixer, che riesce a rendere più psichedeliche le atmosfere, e se anche ciò che è “passato” riesce ad essere “rinnovato” ci si dice che sì, The King Of The Opera è proprio pronto a fare il debutto in società.

La mattina di Diritto Privato mi ascoltai “Friday I’m In Love” e “Entres dos tierras” per rilassarmi/caricarmi, e credo che la mia convinzione, quel giorno, fosse palpabile: King Of The Opera sarà convinto e spaccherà il culo al Primavera, questo è certo.

(Paolo Bardelli)

27 maggio 2012

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