FATHER MURPHY, “Anyway, your children will deny it” (Aagoo Records, 2012)

Non solo i cervelli e i cercatori di fortuna abbandonano l’Italia che desta proprio non pare, ma anche artisti con capacità visionarie al dì sopra della solita media. Ostici ai più, certamente, ma dotati di quella sensibilità che permette di spalancare le menti con un ordigno chiamato libertà espressiva, i Father Murphy non sono più solamente i seguaci del messaggio di Barrett ma ne sono i portatori più rappresentativi nell’attuale poetica post-psichedelica. Dopo lo spendido ” …and He told us to turn the sun” del 2008 arriva il seguito (intervallato dall’ep “No room for the Weak” e il live registrato nella tana della Brigadisco Records) che è la naturale evoluzione del suono dei tre trevigiani.

Ancora più scuro, deviato, angosciante eppure aperto a nuove soluzioni, “Anyway, your children will deny it” è un tuffo nella orrifica rappresentazione del presente, che cigola lentamente sotto un substrato fatto di voci lontane. Il canto del Reverendo Freddie si fa più distante e spaventato ma oasi di speranza si possono udire nelle conclusive “In the flood with the flood” e nella delicata “Don’t let yourself be hurt” con una Chiara Lee (tastiere, voci e percussioni) delicata ed avvolgente. Trenta minuti magici e difficili da dimenticare, pervasi dagli archi di Vittorio Demarin (batteria, archi e voci) nella mediovale “In praise of our doubts” e nei droni scheletrici ed ossessivi di “It is funny is restful both came quickly”, il tutto mixato egregiamente da Greg Saunier dei Deerhoof che ha sicuramente donato spessore ad un lavoro di per sé già immenso. Peccato solo che qui in Italia la parola Psichedelia fa sempre più rima con Anomalia.

80/100

(Nicola Guerra)

27 febbraio 2012

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