BILL RYDER-JONES, “If…” (Domino, 2011)

Si dovrebbero trovare né tante né poche ma giuste parole, per un’opera d’arte rara come “If…”, forgiata per fare asciugare da sole le lacrime sul viso. Ed escogitare tanti sigilli per custodire il talento purissimo di questo giovane compositore, ex chitarrista dei The Coral, uno di quegli esperimenti riusciti in cui si è aggiunto veramente un talento dove se ne sentiva la mancanza. Nel nostro caso nel genere delle colonne sonore, anche se di un tipo molto particolare, visto che i 10 brani di “If…” non commentano le immagini scorrevoli di un film, ma le pagine infinite di un romanzo infinito come “Se una notte d’inverno un viaggiatore” del nostro Italo Calvino.

La giovane ispirazione di Bill Ryder-Jones ha dovuto farsi indicare la rotta delle alte galassie della vita e del dolore dagli archi di un Michael Galasso (soprattutto) o di un Clint Mansell, ma in un secondo tempo imboccata la strada ha saputo crescere indipendentemente verso l’alto, ricostruendo immagini livide dell’inverno nevoso e anche la fotografia virata al blue di certe pellicole drammatiche degli anni Settanta, spigolosi mentre affondavano il coltello nell’anima di certe verità da non confessare. Il vertice siderale di “If…” è raggiunto da Enlace, dove riposa il cuore creativo di un inesprimibile capolavoro. A questa cromìa di sfumature vivide, troppo intense per non turbare, Ryder-Jones aggiunse anche alcuni episodi di cantato che intensificano l’insostenibile struggimento (Leaning) e il placato sguardo sul gelo notturno (Le Grand Désordre).
Un album fatto per sopportare l’inverno freddo che ci circonda…
Resta il mistero su come questo ragazzo meditabondo, così giovane, abbia trovato le vie segrete che portano giù, nel profondo, nel silenzio e nella rivelazione.

79/100

(Stefania Italiano)

14 dicembre 2011

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