THE ORACLES, “Have A Nice Trip” (Nexus, 2011)

Mi affascina l’irruenza degli esordi perché tende a sminuire l’ostentazione di chi crede che il rock and roll sia morto, sbattendoci in faccia classifiche di plastica declamandone l’arte ed il genio. “Have a Nice Trip”, a tal proposito, è il primo vagito discografico degli italiani The Oracles, che ha la stessa intensità di una scossa tellurica ed è un calcio in faccia a tutti quelli che nell’underground non vedono più uno sbocco creativo. Non inganni la bucolica oasi verde raffigurata nella copertina del disco, perché in questi trenta minuti c’è tutta l’urgenza espressiva di un gruppo che vuole sentire l’eco dimenticato del r’n’r. La voce roca di Lior Kneazir e la chitarra satura di Federico Menegoz, le melodie acide e i lascivi ritornelli, le canzoni che si librano in volo e la disperata necessità di comunicazione attraverso l’unica alternativa generazionale da cinquanta anni a questa parte. Masterizzato negli studi Exchange di Londra da Mike Marsch (Oasis, Bjork, Massive Attack), registrato e prodotto da Enrico Berto nel Mushroom Studio, il suddetto lavoro è un concentrato di energia vitale che attraverso canzoni semplici ma pervase da un istinto primordiale, centra il bersaglio al primo colpo. Lo fa metabolizzando il punk ingraziato dal pop, quasi come se Paul Weller era Jam reclutasse i Mudhoney e si esponesse ai media gridando con tutto il cuore in gola il suo amore per il rock viscerale. Scegliere le migliori del lotto non cambierebbe la sostanza, perché nel singolo “What’s my style”, nel grido di “I wanna live in a dream machine” fino alle infuocate “Jukebox” e “Wisdom & Rock’n’Roll” scorre inevitabilmente lo stesso sangue. Certamente un disco che non cambierà le sorti della musica che amiamo, ma decisamente un buon sottofondo per un viaggio, o TRIP, come immagino preferite chiamarlo.

65/100

(Nicola Guerra)

1 febbraio 2011

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