TRIANGULO DE AMOR BIZARRO, “Ano Santo” (Mushroom Pillow, 2010)

di Redazione il 23/09/2010

…ovvero come stenderti con tre canzoni superbe per poi tediarti fino alla fine del disco.
Piccola sorpresa dalle nostre parti (non nella natia Spagna), i Triangulo non sono certo un gruppo di quelli da farti ribaltare sulla sedia. Ma una certa dimestichezza con l’ossessività krauta, mischiata con le nebbie dello shoegaze al servizio di indie-pop-songs, dimostrano di avercela, finendo in territori limitrofi ai forse sopravvalutati Julie’s Haircut. Ecco allora che “Año Santo” tenta di essere il disco della consacrazione. Punti deboli: completa latitanza di idee per buona parte dell’album e linee vocali a tratti irritanti (“Muchos blancos en todos los mapas”). Ma attenti: questa non è una stroncatura. Perché ci sono tre ottime ragioni per ascoltare questo disco e sono le prime tre canzoni, un climax invincibile.
“De la monarquía a la criptocracia”, per cominciare, ha la statura del singolo indie-pop perfetto. Basso pulsante, chitarre alla-The-Edge, melodia irresistibilmente gentile, stratificazioni vincenti e cori ruffiani. Sembra una versione decisamente irrobustita e quasi ballabile dei Blonde Redhead.
Subito a ruota, “Amigos del género humano” mischia garage e My Bloody Valentine come osano fare gli Horrors (non con gli stessi risultati, ma non per molto, galeotta fu la voce).
A convincerci (purtroppo, per poco) di essere al cospetto di una banda fenomenale c’è “La malicia de las especies protegidas”, acidissima, velocissima, meccanica e illuminata dai neon degli ultimi Wire.
Chitarre ruggenti, basso a valanga e batteria martellante sono degni di produzioni ben più blasonate. Anche le prime tre canzoni. Poi però non succede (quasi) più nulla, ma la media supera comunque la sufficienza.