THE RADIO DEPT., Clinging To A Scheme (Labrador, 2010)

La nostra rubrica IKEA-POP dovrebbe aver sfatato un po’ di leggende sulla Svezia come terra cupa e noiosa popolata da depressi dalla tendenza suicida. Anche in Svezia esiste l’estate e ha molte ore di luce in più dell’estate italiana. E anche in Svezia esiste una West Coast che ha Goteborg come capitale ed epicentro di un genere musicale che fa del pop dalle tendenze baleari il proprio marchio di fabbrica. Fare musica da spiaggia ed essere scandinavi non è pura utopia. Chiedere a Studio, jj, Tough Alliance, The Embassy, Irene, Air France e decine di altre band. Poco importa che gli svedesi in versione tipo da spiaggia sembrino venuti fuori da “Il posto delle fragole” di Bergman. Con un tocco da marinaretto anni ’50 più che da truzzo italiano in vacanza a Ibiza molto più in linea con le tendenze balearic tipiche dell’electro-pop svedese.

I Radio Dept. non vengono esattamente dalla costa occidentale. Vengono dall’estremo sud, da Lund, la città delle idee (quelle del Bluetooth e del Tetrapak) e quando muovevano i loro primi passi nell’ormai lontano 2004 con “Lesser Matters” nel pieno del revival indie degli anni ’80 battevano territori molto diversi. Considerati come i figliastri del pop più vicino alla dark-wave dei Cure e al dream-pop, con derive shoegaze dei seguaci di Jesus & Mary Chain e My Bloody Valentine. Niente di allegro fatta eccezione per qualche raro sprazzo di luce nelle claustrofobiche psicocaramelle del trio. Nemmeno nel meno riuscito seguito “Pet Grief”, anzi ancora più dark nel suo richiamo wave, del 2006. Anno che li lancia come fenomeno relativamente di massa con l’illustre inclusione di ben tre pezzi (“Pulling Our Weight” e “I Don’t Like It Like This” da due EP e “Keen On Boys” dall’esordio) nella colonna sonora di Marie Antoinette. Accanto a New Order, Siouxsie & the Banshees, The Cure e Gang Of Four scelti da una Sofia Coppola, al solito più brava nelle scelte musicali che alla regia.

Posticipato a più riprese per motivi oscuri, è arrivato finalmente il terzo LP “Clinging To A Scheme”, sempre sotto la potentissima etichetta svedese Labrador. Anticipato con un anno d’anticipo dal singolo “David”, estasiante dream-pop dai tratti chill-out che sembrerebbe scritto dai Royksopp.

Il singolo di effettivo lancio dell’album segue la stessa linea con tinte ancora più vivaci e rasseneranti. Al di là della bizzarra voce campionata che lancia messaggi incendiari contro l’elite discografica internazionale, le tastiere danno un senso di spietata rilassatezza estiva. Estremizzata nell’incredibile shoegaze-calipso in cui non solo ritorna questa voce da speaker a inframezzare le parti del brano, ma incredibilmente i Radio Dept. assumono le sembianze di risposta scandinava ai Gorillaz. La costa svedese quantomai vicina ai Caraibi in un ibridazione da Antille Svedesi. Il risultato è folgorante e li avvicina in “Memory Loss” ai connazionali Air France. Territori lounge da desolante bagnasciuga al tramonto con in testa sempre gli anni ’80. Piuttosto che le colonne sonore kitsch anni ’70 della scena balearic svedese .

Tramonto che si trasforma finalmente in crepuscolo sul Mare del Nord in “A Token Of Gratitude”. Giusto per non smentire la natura malinconica che comunque prevale anche nell’effimero sprazzo di vita estivo dei Radio Dept. Quando nell’autoreferenziale “Video Dept” prevale l’ottimismo, piogge di feedback come nelle loro migliori ballad danno un tono Jesus & Mary Chain a tastiere melense figlie dei Cure. La voce monocorde può essere un limite. E invece rappresenta il tratto distintivo della band, quando nei ruvidi new-orderismi in cui le ritmiche accelerano in tributi alla generazione wave mancuniana. L’eclettico revival dei Radio Dept. imbeve di pop i rimandi più dissonanti e sputa psichedelia nei rimandi originariamente meno distorti e dissonanti.

Rispetto a “Pet Grief” prevale una maggiore originalità compositiva oltre che una vena melodica ai livelli dell’esordio. Gli evanescenti twee-pop di apertura e chiusura, “Domestic Scene” e “Stop Making Sense” sono delle canzoni essenziali e a loro modo perfette. Per arrangiamenti stridenti e allo stesso tempo soffici in soluzioni dream-pop che danno un senso al revival dei Radio Dept.

Cercare un album estivo da ascolto e trovarlo in un’autunnalissimo trio svedese alla scoperta della spiaggia. Quando si dice, i paradossi.

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