SANTOGOLD, “Santogold” (Downtown / Lizard King Records, 2008)

Non è facile mettere d’accordo quasi tutti, ma Santogold c’è riuscita. Direttamente dal nulla o quasi Santi White è diventata hype, perché – se non lo sapete – viviamo in un mondo schizofrenico che per autoalimentarsi descrive acrobazie impossibili. In realtà è tutto più semplice: la cantautrice di Philadelphia è apparsa fin da subito con tanto appeal, quel “non so che” che inesorabilmente ti mette da un lato o dall’altro della staccionata che separa chi ce la fa e chi no.

Il suo primo album omonimo sfrutta idee già inizialmente sviluppate con la sua prima band, gli Stiffed, con una versatilità che in pochi si sognano di poter maneggiare. Alla radice c’è un approccio dub che stempera le asprezze rockettare e la base pop a volte troppo catchy, però la cosa impressionante è la difficile completezza a tutto tondo di fruibilità non banale raggiunta da Santogold, come se avesse beneficiato degli intrugli di Amelia La Strega Che Ammalia. Parrebbe di sì se si ascoltano le prime 4 canzoni, una formazione d’assalto inattaccabile in cui la pozione magica va giù che è un piacere: “L.E.S. Artistes” è un piede di porco di quella parte del cervello dedicata ai tormentoni intelligenti, “You’ll Find The Way” ritira fuori dal cilindro i migliori Police, “Shove It” sfoggia un reggae ipnotico da spiaggia sintetica e “Say Aha” ha il piglio irresistibile di quelle canzoni alla “Work It Out” dei Brassy che fanno ballare anche le orecchie. Se il disco finisse qui, staremmo a gridare al miracolo.

Invece nel prosieguo il livello cala leggermente, perché “Creator” e “Unstoppable” puzzano un po’ di costruite sulla scia di M.I.A. (e non è un caso che Diplo e Switch, produttori di M.I.A., collaborino in questo “Santogold”) e perché belle canzoni new wave come “Lights Out” e “I’m A Lady” sembrano un po’ buttate via nell’arrangiamento, quasi che bisognasse finire in fretta il disco per agganciare il treno in corsa.

Ma, a parte queste piccole riserve, “Santogold” rimarrà – crediamo – uno degli album più importanti di questo 2008, di quelli trasversali che piacciono tanto ai ragazzetti “sempre connessi” quanto ai nostalgici del periodo ’78-’83. Ai piedi del Vesuvio Amelia sta già preparando una nuova pozione.

(Paolo Bardelli)

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