MATMOS, Supreme Balloon (Beggars Banquet / Matador, 2008)

Anni fa non si faceva altro che stigmatizzare l’elettronica come musica fredda e anti-creativa. Prendete oggi il nuovo album dei Matmos “Supreme Balloon” (edito dalla Matador), un disco di un gruppo di per sé cervellotico e robotico, e mettetelo a confronto con qualsiasi album rock, diciamo rock, uscito ultimamente (chessò i Coldplay, o l’ultimo dei Radiohead, o uno a caso tra i tanti nuovi combi di inglesotti ventenni sfigati)… Da un lato troverete caldi e umanissimi sintetizzatori (!!!), pieni di storia, passione, fascino e personalità, dall’altro tristi chitarre inaridite da protool, che suonano tutte allo stesso modo, batterie monotone e banali, frequenze uguali da pezzo a pezzo (e da gruppo a gruppo) e un piattume negli arrangiamenti disarmante.

Ai Matmos (Martin Schmidt e Drew Daniel) non interessa il pathos e non hanno mai manifestato velleità per quell’estetica dell’individualità tipica del rock ‘n roll, eppure il loro nuovo album suona davvero vivo, coinvolgente e avvincente, nonostante si tratti di musica digitale d’avanguardia e non certo di un album degli Stooges!

Il concetto (immancabile) alla base del nuovo progetto è quello di produrre musica attraverso ogni tipo di sintetizzatore reperibile e utilizzabile dal duo di San Francisco (si passa dagli storici Moog, minimoog, ARP, Korg, Roland Tb 2003, Elka Synthex, fino a curiosissimi strumenti, come la drum machine indiana Taal Mala!). Il frutto di questa ricerca è un’eterogeneità entusiasmante e un diletto raro rispetto a tutto ciò a cui i Matmos ci hanno fin ora abituato. È anche la prima volta che il gruppo rinuncia a esiti “concreti” e agli amati campionamenti, vero marchio di fabbrica della band (e del successo in chiave intellettuale di Bjork), per sposare completamente il nuovo proposito di mettere in primo piano i suoni dei mille sintetizzatori (da ogni dove e quando) e di celebrarne il rumorosissimo culto. A completare le sorprese ci pensa un gremito gruppo di super-ospiti ( il padre del minimalismo Terry Riley – superbo nella bonus suite “Hashish Master”, Jay Lesser, Marshall Allen della mitologica Sun Ra Arkestra e Keith Fullerton Whitman), tutti in qualche modo campioni dell’avanguardia e della sperimentazione musicale degli ultimi cinquant’anni.

“Supreme Balloon” è un avventura per la mente, intelligente e simpatica, che si snoda lungo 8 brani (7 più una bonus), uno diverso dall’altro: si và dai tipici minimalismi colti (“Exciter Lamp”), si balla con lo synth space funk di “Rainbow Flag”, ci si illumina e ci si perde nel krout rock della title track, passando per la raffinatissima “Les Folies Francaises” (puro citazionismo post-post moderno!) e la divertentissima “Mister Mouth” (con il free jazzist Marshall Allen). Suoni spaziali, modulari, rumori, cluster, circuiti interrotti, nastri magnetici, glitch, grandinate moog e feedback, faranno certamente la felicità del fan dei Matmos e del maniaco del synth, incuriosiranno totalmente il neofita e regaleranno un po’ di ossigeno ai confusi e abbandonati fruitori di avanguardia non fine a se stessa: la musica deve ancora suscitare emozioni, tra le quali il mero autocompiacimento davvero non trova posto. Voto sette e mezzo.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *