SEBASTIEN TELLIER, Sexuality (Record Makers, 2008)

Siete alla ricerca di cosa mettere su quando qualcuna/o si sdraia sul vostro letto? Bene, arrivati. Scendere, prego. “Sexuality” lo dice fin dal titolo, e poi infarcisce i passaggi con ansimi che neanche nelle migliori interpretazioni di John Holmes (“Pomme”, “Kilometer”). L’obiettivo, da buon francese che è Sebastien Tellier, è probabilmente quello di sostituire il cavallo di razza transalpino Serge Gainsbourg e in particolare “Je t’aime… moi non plus” – la canzone che più ha fatto nascere bebé in giro per il mondo – in quella particolare classifica sotto le lenzuola.

Lasciata la fiacca parentesi di “Sessions” (2006), in cui rifaceva suoi vecchi pezzi in chiave acustica ma evidentemente senza crederci troppo, Tellier torna ai synth languidi e ammiccanti, alle atmosfere da telefilm di fantascienza degli Anni Settanta, al retrofuturismo tanto caro agli Air (non a caso infatti Tellier era di spalla a Dunckel & Godin nel tour italiano di “10.000 Hz Legend”, con tanto di sigaretta d’ordinanza e theremin) ma in modo meno aulico: un retrofuturismo a luci rosse. Come se Le Ore fosse ancora in edicola con un inserto sull’Apollo 13.

Risultato: non tutto funziona a dovere anche se la produzione di Guy-Manuel de Homem-Christo dei Daft Punk è ottima, l’ambientazione sonora non è tutto anche se è tanto; meglio quando Tellier abbandona le atmosfere da alcova e punta più su quelle spaziali di “Sexual Sportswear” e “Fingers Of Steel” (uguale uguale ai Röyksopp!) o quelle sbarazzine di “Divine”, un singolo che sta tra Darkel, Lenny Kravitz e Cecchetto.

Con una speranza: adesso non c’è nessuna da spupazzare ma se “Sexuality” ci aiuta a conquistare la donna della nostra vita… disco dell’anno. Siamo proprio dei paraculi.

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