EAGLE*SEAGULL, Eagle*Seagull (Lado / Wide, 2006)

Seguono innanzitutto la strada di Mr. E e degli Eels questi Eagle*Seagull, sestetto di Lincoln, nel Nebraska. E’ il primo riferimento a cui gli Eagle*Seagull tendono, poi ce ne sono mille altri a dimostrazione che la band è eclettica ma forse senza una piena e completa consapevolezza di sé. Pop-folk a tinte sbieche e a volte ombrose, se n’è ascoltato tanto ultimamente, a partire dagli Arcade Fire e dai Clap Your Hands And Say Yeah che i commentatori della prima ora hanno affiancato agli Eagle*Seagull (a proposito, c’è una ragione precisa per quell’asterisco o è solo una mossettina per attirare un po’ l’attenzione?) in un parallelismo probabilmente più augurale che sostanziale.

Se l’iniziale “Lock And Key” e “Holy” puntano tutto sulla confidenzialità, pezzi come “Photograph” e “Heal It / Fell It” cercano di coinvolgere maggiormente le gambe dell’ascoltatore ma in un modo non coerente: la seconda ha un non so che di andamento Interpol che non è dato di capire essendo avulso dal resto del cd. Probabilmente il vero temperamento di questi giovinastri è quello vezzoso/sbarazzino di “Hello, Never” e “Your Beauty Is A Knife I Turn On My Throat”, in cui la voce di Eli Mardock, fondatore della band, cantautore, cantante e molto altro (non viene in mente Mr. E?), sospira come il Robert Smith più superficialotto di “Love Cats” e il pianoforte saltella come sotto le dita di una tranquilla signora inglese davanti ad un caminetto disegnato sulla parete.

Quest’ultima immagine ci dice di più: il debutto in questione ci pare musica da ascoltare per il thé di metà pomeriggio, non si sa perché ma è questa l’impressione generale. Forse perché al pomeriggio non si deve gioire o soffrire, a quell’orario è tutto dannatamente serio e lavorativo che se uno avesse il tempo di prendere un thé forse vorrebbe una musica da sottofondo che non interpelli, che non muova moti d’animo. Non che questi Eagle*Seagull siano totalmente asettici o non trasmettano emozioni, ma di certo non colpiscono allo stomaco. Nessuna colite di personalità dunque, solo un altro dischetto che il lettore accoglierà volentieri e cambierà in maniera altrettanto accondiscendente come una donna di facili costumi che cerca il meglio sulla piazza.

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