EELS, Live At Town Hall (Vagrant / Universal, 2006)

Dopo l’ambizioso e bellissimo “Blinking Lights and Other Revelations”, Mark Oliver Everett ha preso baracca e burattini e ha girato il mondo assieme ad un’orchestra per un tour che lo ha portato per la prima volta nelle sale dei conservatori. Repertorio rivisitato in favore di un ampio respiro che accomuna l’ambizione degli Eels a quella di Elvis Costello, quella di passare con disinvoltura dalle chitarre elettriche allo smoking per la sera della prima. Con immancabile sigaro in bocca, ovviamente. Questo perché gli Eels rimangono gli Eels, e le canzoni sono lì a dimostrarlo. E su “Live at Town Hall” (registrato a New York nel Giugno del 2005) ce ne sono ben ventidue, per un ora e un quarto circa di sorprese e groppi in gola. Questo perché le canzoni funzionano anche con questi arrangiamenti – a cura di Paul Brainard, Koool G. Murder e Jim Lang – nonostante l’effetto spiazzante. Sentire “Novocaine for the Soul” privata del suo battere hip-hop e delle sue chitarre elettriche underground è un’esperienza inedita, così come gli altri brani del primo repertorio degli Eels. Da prendere come tutti i dischi live, però. Anche se la veste inedita può attirare anche l’ascoltatore occasionale. Quello appassionato di Bacharach. E del già citato Elvis Costello, quello della Deutsch Grammophone. Ce n’è per tutti. Dai fineur a chi ancora rimpiange l’abbandono di Butch (che tra l’altro sta tornando alla carica con un disco solista composto da giri di batteria). In attesa di un nuovo tour elettrico.

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