ROBERTO DURKOVIC, Semplicemente vita (Storie di note / Suonimusic, 2006)

Facile scorgere la forza della melodia italiana e la sfrontatezza della musica balcanica in Durkovic. E’ facile perché basta pensare che ha radici mitteleuropee (il padre è ceco) e che è il terzo album che incide in compagnia di tre tzigani che conobbe orgogliosi buskers. E poi lo si sente subito quando si mette su “Semplicemente Vita”: il primo incipit musicale è una cavalcata di clarino che pare uscita da una colonna sonora di Kusturica (nella cover “A Me Mi Piace Vivere Alla Grande”), “Il Mago Dei Colori” è uno strumentale allegro e frizzante dall’andamento balcanico (canzone anche suonata da Durkovic davanti al Papa il 1 aprile 2004), “Fantasisti Del Metrò” mischia la bossa nova con gli immancabili stacchi gitani.

Ma la forza di Durkovic non è solo in quello, perché mescola molte cose facendo uscire una vera, rispettabile musica d’autore italiana: un tempo di tango (“Soffio”), echi caraibici jazzati (“Insonnia D’Estate”), e la classe di De Gregori e Fossati nel resto. Al sottoscritto peraltro ricorda in maniera impressionante – nella voce chiara e cristallina, nei musici compagni di viaggio particolarmente padroni di tecnica (ogni tanto anche troppo, bisogna stare sempre attenti alle mere esibizioni di tecnica!) e comunque di un indubbio gusto raffinato, nella schiettezza che si potrebbe trovare in un bar di provincia – un artista camuno semisconosciuto e talentuoso che di nome fa Alessandro Ducoli. Poi si guardano le note di copertina e si vede che “Semplicemente Vita” è stato inciso vicino a Brescia. Ok, tutto torna.

Di primo acchito verrebbe da dire che “Semplicemente Vita” è un titolo banale. In effetti di titoli tipo “Così è la vita” e dintorni ci si è un po’ stancati, ma questo abbinamento di due parole dall’effetto così concreto racconta davvero quanto Durkovic offre nelle undici tracce del cd. Tra le quali c’è almeno una gemma: “Alessandra” ha la capacità di entrare immediatamente a contatto con le emozioni che ognuno si porta dentro, per la delicatezza, per lo stacco vocale di Maruska Di Giannatale che svolazza magistralmente tra le pieghe del giro armonico, per la sentita calma nostalgica. Poi sempre nelle note di copertina si legge un “grazie di cuore ad Alessandra” e allora tutto torna ancora.

Una musica dalle tinte malinconiche, ma anche dotata di riflessi e sfumature ironiche, per cui – osservando la copertina – viene quasi da immaginare che la bici rossa stia per essere rubata da Durkovic stesso come nel famoso film di De Sica. Sarebbe una “zingarata”, appunto.

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