VALENTINA DORME, Maledetti i pettirossi (La Spina Editrice / Fosbury Records, 2004)

Un quaderno rosso, che dà un calore strano, sa di poesia scritta a mano, artigianale, lontana da clamori e capace di parlarti da vicino. A ben pensarci, anche le canzoni dei Valentina Dorme comunicano gli stessi umori: questo libretto, stampato in sole centocinquanta copie numerate e non reperibile nei negozi (lo trovate su www.fosburyrecords.org), raccoglie tutti i testi delle canzoni della band veneta e, fissandole su carta, rendono palese il loro valore poetico, la capacità di scrittura di Mario Pigozzo Favero, l’esistenza di una poetica ben definita, trasportata nei suoni e nelle vampate violente delle chitarre dei Valentina Dorme.

Testi spesso scritti direttamente in una prospettiva femminile che, a partire dall’autoprodotto “Giorni spesi a guardare le siepi” indagano la donna, la osservano, la spogliano, se ne innamorano, la contemplano, la distruggono; parole che cercano di raccontare l’amore, la sua fine, una solitudine fatta di silenzi e alleviata solo dai medicinali e dalle illusioni che tutto continui come prima, ora che lei non c’è più; malinconie, eros distratto e riparatore, suggestioni cinematografiche di incomunicabilità (l’Antonioni citato in “Agorà”).

Ma, oltre alle parole, c’è anche la musica, che sottende perfettamente questi testi; l’EP contiene due bellissime anticipazioni dal nuovo album dei Valentina Dorme, “Il coraggio dei piuma”, in uscita prima dell’estate: “Canzone di lontananza” ha una fluidità melodica nuova, e il modo più aggressivo di porgere le parole ricorda i Marlene Kuntz di “Ho ucciso paranoia”; che qualcosa sia cambiato, dai giorni di “Capellirame”, lo dimostrano anche “Un tuffatore”, scheggia brevissima accompagnata da una chitarra acustica, e una cover di Giorgio Gaber molto il linea con la loro poetica dove, tra le pieghe dell’elettrica, si insinua un oboe. A ricordare i giorni passati, poi, c’è “Nuotare a delfino”, vicina ai Massimo Volume, pura tensione nella voce, l’ossessione di un desiderio mai appagato.

Un oggetto piccolo e prezioso, questo “Maledetti i pettirossi”, e proprio per questo dovreste farlo vostro e conservarlo con attenzione. E con una buona dose di devozione.

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