BLUES EXPLOSION, Damage (Mute/EMI, 2004)

Sfortuna vuole che Jon Spencer sia diventato qualcosa di più del solito eroe underground proprio con il suo lavoro peggiore. Fatta eccezione per “Sweet’n’sour”, brano che faceva muovere le membra rockettare ai più, “Plastic Fang” era – scusate il francesismo – una merda. Le chitarre subivano quel fastidioso effetto mainstream che le rende finte ed il groove sembrava svanito nel nulla in brani che subivano un più che impietoso confronto con dischi del calibro di “Now I got worry”. Perdonate anche l’ennesima presunzione, ma per JSBX, perdere il groove, equivale a perdere praticamente tutto. Signore e signori, in fondo si tratta di blues.

Probabilmente lo stesso Spencer ha compreso il totale passo falso del precedente disco e ha applicato due piccole rivoluzioni. La prima: ha cambiato la ragione sociale del terzetto optando per un più democratico – ok, apparentemente democratico – Blues Explosion. La seconda: chiamare come ospiti DJ Shadow, Chuck D dei Public Enemy, Marina Topley-Bird e quel monumento vivente di James Chance. Ha funzionato tutto questo? Non ci perdiamo in ghirigori pseudo-giornalistici quindi: sì, ha funzionato, e parecchio. Il disco gode di quel groove che avevamo dato per disperso e ha un suono caldo e convincente. Diciamo subito che “Damage” non raggiunge i fasti del passato – abbiamo già parlato di “Now I got worry” vero? – ma è comunque un grandissimo esempio di rock’n’roll che guarda rispettosamente alla tradizione. Come del resto Spencer ha sempre fatto, anche quando i volumi diventavano esagerati – leggasi: Pussy Galore – e l’ossessione sonora diventava puro delirio rock – …sapete a che disco mi sto riferendo… – purtroppo non l’ha fatto sempre al meglio, ma qui siamo ritornati a livelli più che accettabili.

“Damage” è in definitiva un lavoro accessibile e di qualità, ha delle belle canzoni come la title-track dal groove irresistibile (e finalmente!), la quasi rap Hot gossip (Chuck D), una serie di spari rock’n’roll molto ispirati come “Mars, Arizona”, la strumentale “Rivals” con il sax di James Chance e la granitica “Help these blues” e la controversa e noiseggiante “Fed up and low down” (produce DJ Shadow e l’ex leader dei Contortions sostiene a suo modo). Un salto enorme rispetto a “Plastic Fang” che ci sentiamo di consigliare a tutti quelli che avevano perso fiducia nel vecchio lupaccio e anche a chi della Blues Explosion sa poco o niente.

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