BJORK, Vespertine (One Little Indian Records, 2001)

Che fascino straordinariamente arcano e misterioso sprigionano questi Vespri nordici della sempre più sorprendente Bjork… Da più di un anno ormai la cantante islandese cavalca l’insidiosa tigre della celebrità.

Passata attraverso le forche caudine dell’infinito making di “Dancer In the Dark”, il film di Lars Von Trier che le ha regalato la Palma d’Oro a Cannes come migliore attrice protagonista e, per contrasto, una spersonalizzazione dell’Io devastante che l’ha portata a rifiutare qualsiasi altra proposta dal mondo della celluloide, Bjork ha di fatto spesso monopolizzato le copertine dei magazines di mezzo mondo, ottenendo una vera fama planetaria. Il pugno di canzoni contenute nella colonna sonora di “Dancer In the Dark” (“SelmaSongs”) avevano lasciato intravedere un ennesimo cambiamento stilistico nella poliedrica personalità dell’artista, con un attenzione più smaccata verso il rumore, le percussioni ed a grandi arrangiamenti orchestrali.

Pur asserendo di aver scritto i pezzi di “SelmaSongs” totalmente plagiata dal personaggio che stava interpretando, non si fa meno di notare che anche in questo “Vespertine” il caos e la fine melodia si toccano, piacendosi pure parecchio. Concepito basilarmente al computer, il quarto album solista dell’Elfo islandese è una raccolta di impressioni invernali, durante quegli interminabili inverni artici dove una fioca luce fa capolino per tre o quattro ore, come un enorme riflettore acceso da Odino per controllare se i suoi sudditi non siano completamente ammattiti dal troppo buio.

Sembra di immaginarla, Bjork, seduta sul ciglio dell’enorme calotta polare, contemplare l’orizzonte e quell’enorme palla rossa senza calore. Oppure, vedere i suoi occhietti scintillanti fare capolino dietro gli umidi vetri di una casetta in legno, sorseggiando placidamente una cioccolata calda. Cosa potrebbe passare nella sua testa, in quei momenti, se non qualche melodia indimenticabile. “Hidden Place”, il pezzo che apre il disco, è il grande ambasciatore di tutte le altre undici canzoni che lo seguiranno, quindi emozionante, etereo, glaciale, lirico, onesto, appassionante. “Hidden Place” ci parla dall’interno di un gigantesco iceberg, con la sua corazza gelida che nasconde un nocciolo caldo ed accogliente come un igloo eschimese. I rumori esterni si sentono, ma sono come attutiti ed a volte una grande orchestra comincia a suonare, accompagnandoli.

Scegliete voi la (o le) canzone da amare, non avrete che l’imbarazzo della scelta, visto che vi troverete tra le mani il capolavoro di Bjork. Noi facciamo sciogliere il nostro ghiaccio dai timidi raggi di “It’s Not Up To You”, dai suoni celestiali di “Sun In My Mouth”, dalle emozioni voluttuose di “Unison”, dal lirismo irrefrenabilmente malinconico di “Harm Of Will”, la quale entra di prepotenza tra le più belle composizioni di questa Piccola Grande Donna Islandese.

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