ELLE, Bruciamo ciò che resta (Urtovox, 2001)

Per una volta tanto non si parla solo di influenze della musica inglese o americana. O meglio, se qualcosa si trova di anglosassone o americano in questo album, è tutto riscritto sotto una luce differente, da una prospettiva profondamente europea. E infatti la principale influenza degli Elle, all’esordio su Urtovox, è rappresentata dal Belgio e dai dEUS in particolare, soprattutto quelli corruschi e infiammati di “Worst Case Scenario”, in cui confluivano Tom Waits e i Velvet Underground, ma rivisti sotto una nuova prospettiva. Volendo, si potrebbero aggiungere i nostri Afterhours, quelli più tesi ed ispirati di “Hai Paura del buio?”, per completare il quadro. Gli Elle poi aggiungono molto di loro, costruendo brani davvero interessanti e convincenti.
L’atmosfera è notturna, buia, come in un film giallo, merito anche della produzione di Jeff Turner dei New Wet Kojak. E’ così in due tra gli episodi fondamentali del disco, “Sotto l’hotel Eden” e “Noir, la gare”, fascinosi blues urbani che aprono il disco, chitarre che si fanno spigolose e testi surreali e evocativi. E le stesse immagini fumose vengono alla mente in “Bruciamo ciò che resta”, un incrocio tra jazz sporco e Tom Waits. Dopo arrivano le sferzate di “Nel peggiore dei casi” e “Settantasei”, melodia che esplode su chitarre ruvide con la mente rivolta a “Suds&Soda” dei dEUS.

Ma “Bruciamo ciò che resta” possiede diverse facce. Innanzitutto sfocia in momenti pressoché acustici. Prima “Blues”, un piccolo racconto di inquietudine, e poi “Folk n°5”, una canzone pop semplice e perfetta. E poi il lato più morbido del lavoro, fatto di ballate sognanti, “Maria” innanzitutto e il dolcissimo congedo di “Stai”. Tutti ingredienti di questo disco che ci regala un gruppo su cui contare.

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