MELMA & MERDA, Merda & Melma (Aftermath Ent. / Interscope Records / Universal, 2000)

Melma&Merda (o Merda&Melma, sono intercambiabili) sta al rap italiano come gli Organized Konfusion stanno all’underground newyorkese. Album sperimentale, e cupo. Ai microfoni nomi noti, dallo stile definito e riconoscibile. Kaos, Deda, DoubleS (errata: si tratta di Sean, n.d.r.), una selezione di top gun nostrani per trenta minuti di tenebra. La qualità è altissima, ma il prodotto è necessariamente di nicchia. Se si pensa che l’underground debba essere sporco, cattivo, graffiato, questo album è la definizione più completa. Tutto rimbombi e imperfezioni, sputato fuori nel giro di soli dieci giorni dall’ideazione al prodotto finito. Per tutte queste ragioni deve essere trattato in un modo particolare.
Incomincio col dire che non si tratta di un album sperimentale. Sperimentale è Medicina buona, per esempio. Merma&Melma invece è purissimo underground, con poche trovate e poche innovazioni. Non ci sono esempi affini, in Italia, e questo lo rende ancora più pregiato. Ma stringendo, è un album degli estremi… Detto questo, non posso ora impegnarmi a declinare tutti i meriti di queste nove tracce. I più eclatanti potrebbero essere l’inglese, incastrato perfettamente all’italiano, e la scelta geniale di distorsioni, pause e silenzi nella produzione. I signori impegnati in tanto progetto sono professionisti, e insomma per creare un album ruvido non potevano limitarsi all’immediatezza. Per fare qualche traccia immediata o grezza o cosaltro poteva bastare una jam, un po’ di freestyle. Invece rime e produzioni sono ben studiate, e lavorano alleate per provocare il più forte boato possibile.

Con tutto il rispetto, questo Merda&Melma è l’Equinox nostrano. Equinox, e gli altri lavori degli Organized Konfusion, hanno provocato negli Stati Uniti ogni sorta di discussione. Per i temi cupi, per la struttura a concept, per l’estraneità con la scena hip hop. L’etichetta di capolavoro, per quanto contestata, gli è comunque rimasta e ha dato frutti. Uno dei maggiori talenti degli ultimi anni è un tale Pharoahe Monch, voce degli Organized e parte della prestigiosa Rawkus label di New York. Parleremo ancora di lui. Tornando in Italia, Kaos e soci si occupano del movimento con lavori solisti più ‘allineati’. Melma&Merda invece è un’escursione onirica (o folle) in un territorio desolato dell’underground nostrano. Nel nostro piccolo, un capolavoro. Non foss’altro per mancanza di concorrenti.

L’album è strano, lo ripeto. A me ha emozionato, e qua e là esaltato. La Trilogia del tatami spreme due fenomeni come Deda e Kaos, e libera il talento ai graffi di DoubleS. Oggi no è il singolo, Insetto infetto introduce la Trilogia e Too xigen è un delirio di bit e parole, incomprensibile. Alla fine, a chi lo considerasse un album soffocante e eccessivo devo dare ragione. Resta un unicum non replicabile, certo poco rappresentativo eppure affascinante. Ascoltare Merda&Melma da soli, questa è la regola, con la cuffia premuta sulle orecchie. Il viaggio è fastidioso e corrusco, ma ciascuno vi potrà trovare la sua gemma.

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