PAUL WELLER, Heliocentric (Go! Discs / London, 2000)

Dopo tre lunghi anni di attesa, l’ex leader di Jam e Style Council ritorna con un album che sembra davvero un compendio (ottimamente riuscito) della sua carriera, divisa appunto fra i due gruppi suddetti ed un’ importante e ormai decennale carriera solista. Accompagnato come al solito dal fedelissimo ed eccezionalmente bravo Steve White alla batteria, il vecchio Uncle Paul si fa prestare dai suoi pupilli Ocean Colour Scene l’ottima lead guitar di Steve Cradock e la solida ritmica del bassista Damon Minchella. A differenza degli ultimi due album, molto scarni ed essenziali (soprattutto “Heavy soul”), “Heliocentric” si presenta decisamente più vario, spaziando dalla opening track infuocata ad episodi più intimisti ed acustici (la delicata “Sweet pea, my sweet pea” e “With time & temperance”, bellissima, un po’ come se i Traffic incontrassero gli Style Council), ritornando a momenti torridi, quasi acid (la conturbante ed ipnotica “Picking up sticks”). La caratteristica, anzi, le due caratteristiche che rendono quest’album imperdibile sono i grandiosi arrangiamenti orchestrali del geniale Robert Kirby (un premio in denaro a chi lo ricorda prestare le sue capacità ad uno scomparso cantautore inglese…), i quali determinano la totale esplosione di due capolavori come “Frightened” e la finale “Love-less” (Weller meets Bacharach & Marvin Gaye, risultato sen-sa-zio-na-le!), esempi sublimi dell’inesauribile ispirazione di questo burbero snob che da quasi 25 anni gioca con le nostre emozioni, sorprendendoci sempre.

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