KEITH JARRETT, The Melody At Night With You (ECM, 1999)

Ammettiamolo: per quanto riguarda Keith Jarrett l’uscita di un lavoro al piano solo suscita in molti un interesse maggiore rispetto alle incisioni effettuate con l’affiatatissimo trio o alle interpretazioni date dal pianista di opere appartenenti al repertorio classico.
Sicuramente questo deriva da quella specie di “sacro monolito” (o sarebbe meglio dire “pesante fardello?”) rappresentato da quel vendutissimo Concerto a Colonia che, nel lontano 1975, mise l’allora giovane musicista americano sulla bocca (e soprattutto nelle orecchie) di tutti.
Tralasciando ogni ulteriore commento su quest’opera (basti ricordare che essa, pur bellissima, è stata probabilmente superata dal concerto a Vienna prima e, soprattutto, da quello più recente alla Scala di Milano), concentriamoci su questo “The Melody At Night, With You” che, è bene chiarirlo subito, non va a inserirsi in quella lista costellata da quei piccoli gioielli che sono i “solo concerts”, ma contiene una serie di “standars” (un solo brano è firmato dall’autore) interpretati con incredibile dolcezza da un Jarrett evidentemente ristabilitosi dalla rara malattia che per lungo tempo lo ha reso incapace di produrre musica.
Il disco, registrato dallo stesso Jarrett nella sua abitazione e dedicato alla moglie, si sviluppa dunque su toni eminentemente lirici, raccolti, nel perfetto stile di una sorta di “conversazione familiare” nel salotto di casa. Attenzione comunque: nulla è stiracchiato o in qualche modo troppo sdolcinato.
L’interpretazione di Jarrett è sempre misurata e personalissima, il tocco sempre inconfondibile e, pur all’interno di atmosfere decisamente “soft”, il nostro pianista riesce a regalarci diversi momenti da brivido, anche in assenza di vertiginosi “su e giù” con la mano destra.
Difficile segnalare qualche brano particolare all’interno di un lavoro compatto e uniforme come questo: basti ricordare che Gershwin è il Gershwin di Jarrett e che Ellington è l’Ellington di Jarrett… e questo non è poco.
In attesa che, dopo l’annullamento in primavera delle date di Roma e Milano, si ripeta il miracolo di un’improvvisazione jarrettiana alla Scala, possiamo ben volentieri trascorrere il tempo ascoltando questo suo ultimo lavoro.
Certo, in conclusione viene da pensare: ma la cameriera di Keith Jarrett, pulendo la casa, lo sentirà suonare abitualmente così? Conoscendo la riservatezza del personaggio c’è da dubitarne ma, in ogni caso, forse ho trovato un lavoro giusto giusto per me…

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