DEUS, Worst Case Scenario (Island, 1994)

Il Belgio è sempre stata una nazione ai margini delle cronache, di ogni tipo. Le due personalità più spiccate degli ultimi 50 anni sono state Eddy Merckx, il più grande ciclista di tutti i tempi, e l’incommensurabile Jacques Brel, emigrato a Parigi a cantare le sue storie esistenzialiste, emozionando legioni di ascoltatori. Auguriamo quindi ogni bene a questo gruppo di Antwerp (Anversa), il quale produce un album d’esordio veramente fuori dalla norma. Preceduto dallo splendido singolo “Suds and soda” (una sorta di folk-grunge sempre un po’ dissonante e “storto”, davvero originalissimo), “Worst case scenario” si rivela lavoro quanto meno sconcertante, nel quale oltre alle doti da istrione del cantante Tom Barman (che sia il suo secondo lavoro?) vengono alla luce stili ed influenze che vanno da Captain Beefheart a Tom Waits, dai Velvet Underground ai Nirvana, dagli Urban Dance Squad ai Faith No More. Ad ogni ascolto, le canzoni prendono forme diverse, inaspettate; si arriva alla finale “Divebomb djingle” piacevolmente confusi, tanto da prendere in modo automatico il telecomando e spingere beatamente il tasto “play”, again…

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