• DANI SICILIANO, Slappers (!K7 / Audioglobe, 2006)

    Per una volta, partiamo dal gossip. Pare che la coppia d’oro dell’elettronica evoluta si sia separata: Matthew Herbert e Dani Siciliano non sono più marito e moglie, ma continuano a cinguettare amabilmente l’uno dei dischi dell’altro, lei come musa-chanteuse e lui come produttore geniale. Non deve essere gradevole, per lei, che anche nei suoi dischi…

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  • KILL THE VULTURES, The Careless Flame (JIB Door / Locust / Wide, 2006)

    Il punto più lontano dalle origini verso cui l’hip-hop si è spinto è curiosamente anche quello più vicino ai suoi progenitori. E la musica dei Kill The Vultures è talmente ricca ed entusiasmante da rendere questo paradosso perfettamente sensato. Mentre l’hip-hop mainstream si adagia sullo stereotipo da ghetto pimp, e la scena alternativa non fa…

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  • HOGWASH, Half Untruths (Urtovox / Audioglobe, 2006)

    L’incubo che ha perseguitato gli Hogwash fino a oggi è stato quello di un paragone costante con I fratellini maggiori Verdena, e certo non li ha aiutati ad emergere per la loro oggettiva bravura nello scrivere canzoni eleganti, energiche, sorridenti. A ben vedere, però, un legame sottilissimo coi fratelli Ferrari rimane: i Verdena fecero una…

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  • SUPERSYSTEM, A Million Microphones (Touch & Go / Wide, 2006)

    Punk-funk in equilibrio tra mente e corpo: questo cercavano di fare i Supersystem dopo aver chiuso la loro storia come El-Guapo, e in “Always never again”, l’album dello scorso anno, l’esercizio era riuscito eccome; “A million microphones”, l’album con cui la Touch & Go festeggia il venticinquesimo compleanno, sposta l’asse verso la mente: ballabile ma…

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  • CABOTO, Hidden Or Just Gone (Fratto9UnderTheSky / Jazz Today, 2006)

    Navigano, i Caboto. Lontano, proprio come il loro nome suggerirebbe. Lontano dal post-rock comunque personale di “Nauta”, o dalle fughe zorniane dell’eccellente “Didyougetvisuals?”. Passando dal progetto web “Freeboto”, la band bolognese è arrivata a “Hidden or just gone” passando ore a improvvisare e a catturare un suono sempre più sfuggente e mutevole. Qualcuno ha parlato…

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  • MISS VIOLETTA BEAUREGARDE, Odi profanum vulgus et arceo (Temporary Residence / Wide, 2006)

    Un’intera punk band in una tipa di un metro e mezzo. L’hanno definita così, Miss Violetta Beauregarde, e non sono andati molto lontano dal vero: dietro alle urla scomposte e all’elettronica a basso costo, c’è una ragazza che ha l’aria di divertirsi un mondo, facendo musica volutamente fastidiosa (ma mai inascoltabile) o sputando veleno attraverso…

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  • MY BRIGHTEST DIAMOND, Bring Me The Workhorse (Asthmatic Kitty / Wide, 2006)

    “C’era un albero d’argento vicino al fiume dove andavamo ad appendere le nostre cose belle. Uova d’oro, rossetti e piume, pezzi di vetro, candelieri, ciondoli, bottiglie di vino vuote, eguardavamo la luce trapassare tutto questo”: fotografa mondi immaginati, My Brightest Diamond, e li circonda con una musica che potrebbe essere dei Banshees spogliati da ogni…

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  • UZEDA, Stella (Touch and Go / Wide, 2006)

    Magma, calore ribollente e pericoloso: è un’immagine di banalità terribile, ma è quella che meglio si adatta a raccontare i catanesi Uzeda; basta lo stridore della chitarra che apre “Wailing”, mentre il basso inizia a rimbalzare nel ventre, per dare il via a una colata di abrasioni libere, senza forma apparente, oscure immagini di cantastorie…

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  • HERBERT, Scale (!K7 / Audioglobe, 2006)

    Non capita quasi mai, ma ci sono dischi in cui il genio di chi li ha composti trabocca da ogni parte. E, cosa ancora più rara, ci sono album in cui le idee, per quanto geniali, non soffocano la musica, ma la accompagnano per rendere le canzoni davvero speciali. In “Scale” succede tutto questo: è…

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  • BARBARA MORGENSTERN, The Grass Is Always Greener (Monika / Wide, 2005)

    Da appassionato di tennis, avevo una passione insana per Steffi Graf. Adoravo il suo servizio meccanico, quel diritto sparato da ogni angolo che assomigliava a un gancio devastante e che compensava il suo rovescio liftato, zoppicante e velenoso. E mi piaceva moltissimo sentirla parlare: una voce calda, sposata alla perfezione con la sua lingua piena…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010