• HALMA, Back To Pascal (Sunday Service, 2006)

    Halma è il buio totale, è la notte che bussa alla porta. Facile aprire, il combo tedesco suona dello slowcore fascinoso che esplora gli anfratti più reconditi di ogni profondità: come rinunciare a tale intensità? Musica strumentale, musica da film, i suoni degli Halma nascono proprio con questa specie di missione notturna, come per fare…

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  • ANT, Footprints Through The Snow (Homesleep / Audioglobe, 2006)

    ANT, Footprints Through The Snow (Homesleep / Audioglobe, 2006)

    Quello che colpisce immediatamente nell’ascoltare “Footprints Through The Snow” è la capacità di scrittura di Ant. Una scrittura pop semplice, inattaccabile, talmente immediata da sembrare quasi buttata lì. E invece non bisogna compiere l’errore – possibile – di liquidare il cd di Anthony Harding come un’accozzaglia di idee mezze abbozzate, di sottrazione per necessità, di…

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  • SLUGS, Bob Berdella Bizarre Bordello (Black Candy / Audioglobe, 2005)

    Non sono mai stati molto accomodanti od omologabili, gli Slugs, ma in questo secondo lavoro “Bob Berdella Bizarre Bordello” hanno superato loro stessi. A partire ovviamente dal titolo, già strano di per sé, per svariare poi musicalmente dove più li portava il loro approccio maudit e il loro infinitesimale carattere. Sì perché si potrà dire…

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  • MADONNA, Confessions On A Dance Floor (Warner Bros., 2005)

    A chi non è fan di Madonna, come il sottoscritto, ascoltare “Confessions On A Dance Floor” ha fatto rimanere assolutamente basito. Ci si aspettava una cosettina così, tipicamente ligia a certe regole preconfezionate radio-oriented con il solito obiettivo del trasformismo per far parlare di sé e per riuscire – come sempre si riconosce all’ex material…

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  • BLUNOA, Crescere al contrario (autoprodotto, 2005)

    Buon Anno. Buon 2006. Ma che anno può essere senza i Blunoa? E chi sono i Blunoa? Domande entrambe legittime, la seconda molto più gettonata. I Blunoa sono, anzi erano, un gruppo indipendente italiano che come tanti si sbatteva per emergere ma che come nessuno aveva i numeri per farlo. E per chi scrive lo…

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  • BOARDS OF CANADA, The Campfire Headphase (Warp / Self, 2005)

    Lo diciamo subito? Lo diciamo subito. Se “The Campfire Headphase” ha un difetto, e neanche questo è certo, è solo la mancanza di imprevedibilità. Ecco, fatto. Ci si è tolti il peso di identificare l’unico possibile neo del nuovo album del duo elettronico scozzese, ora tutto il resto può essere analizzato con il cuore sgombro…

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  • MARITIME, We, The Vehicles (Grand Hotel Van Cliff / Audioglobe, 2005)

    Ascoltando questo secondo lavoro dei Maritime ce lo si è chiesto più volte: conta lo stato d’animo dell’ascoltatore (recensore) per apprezzare (valutare) più o meno un album? Certamente sì. Per cui: cosa c’hanno i Maritime da essere così allegri? Hanno vinto al superenalotto? Hanno comprato la macchina nuova? Hanno trovato la ragazza dei sogni? E’…

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  • Paolo Bardelli Awards 2005

    I 10 DISCHI The Coral – The Invisible Invasion La prova provata che si può guardare al passato senza rimanere invinghiati ad esso. Deliziosamente psichedelici. Supergrass – Road To Rouen Perché è un indolenzito risveglio della domenica mattina: sole a tratti, nuvole che vanno e vengono, stanchezza sorniona ma serenità a pacchi. Marlene Kuntz – Bianco Sporco Giorgio Armani non c’entra,…

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  • ARCTIC MONKEYS, I Bet You Look Good On The Dancefloor (CDS, Domino / Self, 2005)

    ARCTIC MONKEYS, I Bet You Look Good On The Dancefloor (CDS, Domino / Self, 2005)

    Se un singolo si merita la recensione su Kalporz deve essere un Signor Singolo. Non siamo infatti avvezzi a dare spazio ad un formato che ormai ha senso solo per i “retri” che ricercano i feticisti di un artista. Però se si tratta del primo vagito di un gruppo esordiente, l’etichetta (la Domino) è quella…

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  • KINGSBURY MANX, The Fast Rise And Fall Of The South (Yep Roc / IRD, 2005)

    Come il giorno dopo un esame passato all’università. Come un porto calmo al far della sera dove attraccare la propria barca. Questo “The Fast Rise And Fall Of The South” porta in seno un’oasi di beatitudine, un qualcosa che mette, se non di buon umore, almeno in pace con se stessi. E inizialmente non si…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010