“30 Something” dei Carter USM, adrenalina anni ’90 per il Record Store Day!

Il 22 Aprile scatterà il Record Store Day e i negozi saranno invasi da una miriade di nuove uscite, tra cui le ristampe di tanti dischi storici. Una di queste è il vinile picture disc di30 Something“, il capolavoro dei Carter The Unstoppable Sex Machine, pubblicato nel febbraio del 1991.

Ascoltarlo oggi, a più di 30 anni di distanza, ci porta a viaggiare dentro un’era culturalmente fertile, piena di idee, di fermento e entusiasmo. Anno d’oro, il 1991, ricco di album destinati a rimanere nel firmamento della storia del rock; da “Nervemind” del Nirvana e “Screamadelica” dei Primal Scream passando per “Loveless” dei My Bloody Valentine, solo per citare qualche titolo.

Quella dei Carter USM, giunti alla seconda prova su disco, è una proposta meno “raffinata” delle band sopracitate, ma proprio in questo trova la sua forza. L’unione di chitarre punk, accanto alle tastiere e drum machines di bassa lega, creano un connubio che trasuda working class da tutti i pori, odore di boccali di birra e sudore in uno di quei concerti in cui sei indeciso se ballare o pogare.

Il disco si apre con l’epica strumentale “Surfin’ U.S.M.”, contenente un campionamento tratto da una serie televisiva dove si afferma che crescere non significa altro che invecchiare. Una metafora della perdita di prospettive e illusioni nei confronti del futuro che, insieme al titolo dell’album, marca il tono che la band intende dare al proprio lavoro. La critica sociale è una costante nei testi, come si osserva in “Bloodsport For All“, in cui si parla degli episodi di razzismo e di bullismo frequenti anche all’interno delle fila dell’esercito. Proprio in quel periodo Regno Unito si trovava impegnato nella guerra del Golfo e il brano verrà addirittura bannato dalla BBC.

Anytime Anyplace Anywhere” è l’altro trascinante singolo estratto dall’album. Questa volta si parla di alcolismo, fenomeno particolarmente diffuso nei sobborghi inglesi, tema che ritorna anche in “A Prince in a Pauper’s Grave”, dove si sottolinea ancora una volta la distanza tra i reietti della società e il resto del mondo. In ”Shopper’s Paradise” la realtà è vista come un grande centro commerciale, pieno di illusioni a basso costo. Il disco prosegue lungo questa scia e il tutto suona un po’ come se i Clash si fossero impossessati di nascosto dell’armamentario elettronico dei Pet Shop Boys.

30 Something rappresenta il più grande successo e permetterà alla band di vantare un seguito di culto, alimentato anche dalla grande vendita di t-shirt promozionali, vera divisa di appartenenza dei fan. Dopo l’altrettanto riuscito “1992 The Love Album” , la band si amplierà introducendo altri membri in organico, ma alla fine degli anni ’90 il loro sound risulterà già datato. Rimarranno attivi per anni, impegnati anche in vari progetti paralleli, diradando progressivamente le uscite e i concerti fino al 2014, anno del loro ultimo live.

(Eulalia Cambria)