Non era molto conosciuto, soprattutto non aveva ormai quasi più pubblicato nulla da almeno cinque anni.
Motivi oscuri, racchiusi in una malattia che ancora non è percepita tale e di cui troppi sono vittima.
Sto parlando di Fabio Parrinello, mente e leader di Black Eyed Dog, nome preso da un brano di Nick Drake, che si è tolto la vita qualche giorno fa.
Troppo giovane per andarsene (42 anni) ed evidentemente troppo tormentato per rimanere.
Ricordo un concerto al Ligera di Milano e uno a Varese al Twiggy (gli esordi furono su Ghost record) ad inizio degli anni 10, nel tour del bellissimo “Too many late nights” nel 2012.
Serate torride, sia musicalmente che umanamente accompagnato da Anna Balestrieri e Alessandro Falzone, solidi e degni compagni di un percorso che dopo “Kill me twice” del 2015 non ebbe seguito.
Ciao Fabio, ti voglio ricordare così:
La pellicola si concentrerà sui primi anni di carriera del cantautore statunitense
Arancioni Meccanici, 7 ispirazioni tra Funk, psych e (vapor)wave
Waxahatchee alla Maroquinerie di Parigi: quando country, folk e rock si incontrano
“Niente specchi in camerino”, la storia delle canzoni potenti, laceranti, oneste di Chris Cornell
Gli articoli di Kalporz sono disponibili con licenza Creative Commons CC BY-NC-ND 3.0 IT