THE GO! TEAM, “Semicircle” (Memphis Industries, 2018)

Lustrini e pon-pon. Acrobazie e tamburi. Cheerleader e tromboni. Più che una dedica all’universo musicale dei high school statunitensi, il nuovo lavoro dei The Go! Team, l’entità musicale a composizione umana variabile capitanata da Ian Parton, assomiglia ad un vero e proprio concept-album. Esuberante come un adolescente alla scoperta del mondo, curioso nell’esplorazione dei suoni e dei cliché musicali, sudato di genuinità in ogni sua canzone, “Semicircle” è una di quelle cose che di fanno notare.

Non che i The Go! Team qui facciano cose mai sentite: anche i precedenti lavori ruotavano intorno queste sonorità. Piuttosto con questo ultimo disco Ian Parton dimostra, forse in maniera definitiva, un talento innato nell’attingere dall’immaginario musicale studentesco per creare piccole gemme pop. Non una cosa da niente, se ci penate bene: il rischio di finire in parodia c’è ed è concreto. E quindi più che ad un dozzinale musical fatto in casa da un gruppo di studentelli, “Semicircle” assomiglia una grande festa di fine anno, una vera e propria celebrazione dell’età verde, con le voci dei cori e delle cheerleader a scandire i tempi e i momenti dello show: dalla prima traccia “Mayday” fino all’ultima “Getting Back Up”, assistiamo ad uno spettacolo esplosivo che non si vuole concedere pause o rilassamenti.

Un mix post-contemporaneo difficile da scindere in una lista di elementi costitutivi: gli echi soul e funk della Motown si mescolano all’hip hop old school (“Chain Like Fence”, “She’s Got Guns”), i momenti più cinematici in stile anni ’70 (“Chico’s Radical Decade”) si alternano ad altri più smaccatamente easy-listening (“All The Way Live”, “Plans Are Like A Dream U Organise”) fino ad altre composizioni che flirtano con i barocchismi di samples dei The Avalanches (“Semicircle Song”, “Hey”, “If There’s One Thing You Should Know”) o con la psichedelia contemporanea più pop-oriented (“Tangerine / Satsuma / Clementine”).

Tutto e il contrario di tutto insomma. Proprio come quando da ragazzi si ascolta tutto quello che si può, famelici di canzoni e di dischi e di cose da scoprire. Forse infatti il fascino di questo disco è tutto qui: è una sorpresa, è una scoperta.

72/100

(Enrico Stradi)