HELEN, “The Original Faces” (Kranky, 2015)

HELEN-THE-ORIGINAL-FACES-575x575Un lontano ufficio stampa ne annunciava la nascita targata “trash band” mentre invece gli Helen non hanno niente di trash ma molto di fuzz e di pop.
Il nuovo progetto di Lizz Harris (conosciuta ai più per le melodie soporifere di Grouper), Jed Bindemann (degli Eternal Tapestry) Scott Simmon, e qualcuno non ben identificato di nome Helen (che secondo me e’ sempre la Harris), ha le idee ben chiare sul da farsi e lo si capisce dalle prime note del loro album di debutto “The Original Faces”.

L’intro dell’opening track Ryder è un regalo agli amanti del vintage lo-fi e il gracchiare dei nastri e gli accordoni sfibrati della chitarra ci accolgono come un tè caldo al pomeriggio e ci introducono al tappeto di fuzz costante e di voci sospirate. Nell’ordinata confusione di effetti (dai risvolti forse troppo ambient) a legare la canzone sono le linee di basso e l’incastrarsi delle seconde voci.
In tutta questa atmosfera cupa e malinconica di tracce brevissime, non mancano intermezzi molto più pop come le tracce “Motorcycle” e “City Breaking”. “Dying All The Time” e “Violet” sono un’esplosione di rumori e di riverberi. E il cd prosegue alternando di continuo up e down di motivetto-orecchiabile/ distorsione-angoscia. In chiusura, la title track ci saluta come ci ha accolto e ci ricorda che la pausa e’ finita e che dobbiamo riprenderci da questo trip di loop e sussurri e tornare alla nostra vita, e magari fuori piove pure.

Senza respiro tra una traccia e l’altra, il cd ha senso sopratutto se ascoltato nel suo insieme, come un continuo martellare e ribadire il concetto. Helen è di fatto la sorella minore con il disturbo dell’attenzione di Grouper. Magari non e’ sexy quanto la sorella maggiore ma te ne innamori proprio perche e’ strana.

70/100

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