Intervista ai Pankow

pankowIn occasione dell’uscita di “And the shun the cure they most desire” ne abbiamo approfittato per scambiare qualche chiacchiera con Maurizio Fasolo, membro fondatore dei Pankow.

“And Shun the cure they most desire” contiene un bonus cd con nuove versioni di classici e remix di quest’ultimi fatti da Rabia Sorda, Tying Tiffany, Ambassador 21 e tanti altri. Come vi è venuta l’idea? E che effetto vi fa ascoltare i vostri pezzi riproposti da altri artisti?

“+” è il nome del CD “bonus” che contiene gran parte dei nostri classici riprogrammati e remixati con Bram alla voce.
È ormai consuetudine includere un “bonus CD” quando esce un nuovo disco, per invogliare la gente ad acquistare, visto che è sempre più difficile vendere il supporto fisico. Ci è stato imposto, quindi, e noi abbiamo piacevolmente accettato, non è stata una nostra idea originale, abbiamo solo pensato a chi far fare qualche remix. Personalmente li ho tutti molto apprezzati, è sempre molto curioso ascoltare la tua musica pensata, scomposta e ricomposta da un punto di vista differente. Anche se poi non è una cosa che mi esalta.

L’avvicendamento alla voce tra lo storico frontman Alex Spalck (presente nell’ultimo disco in soli tre brani) e il nuovo cantante Bram Declercq sembra che vada per il meglio. Bram Declerq riesce nel compito, non facile, di conferire incisività e forza comunicativa ai brani, riconferma l’ottimo lavoro svolto sull’EP “Hogre” (2012). Come vi trovate con lui? Trovo che ci sia un’intesa perfetta, sbaglio?

Colgo la palla al balzo per fare una critica verso certe persone, che credendo di fare degli “scoop”(che con la musica non hanno a che fare) e sfoggiando l’impalcatura da “giornalista”, si mettono in mostra facendo improbabili paragoni Alex-vs-Bram: bisogna ascoltare e capire con dovuta intelligenza, sensibilità e scrivere con sensatezza ed attenzione.
Con Bram c’è una bella intesa, insieme ad Alex lavoriamo a stretto contatto nonostante le grandi distanze che ci separano, dietro a tutto ciò c’è una grande amicizia che catalizza il tutto.

Come nasce la collaborazione con Bram? Vi conoscevate già? Chi ha cercato chi?

È nato tutto casualmente e virtualmente attraverso Myspace 4 anni fa e fisicamente a Kortrjik in Belgio, eravamo a soli 40 km di distanza: una buona ragione per consumare insieme una birra! (risiedevo nel nord della Francia per lavoro). Bram e Pieter avevano un progetto che stava cominciando a funzionare bene (NTRSN) e così abbiamo cominciato a parlare e concretizzare una collaborazione sui due fronti, ho fatto un paio di concerti con gli NTRSN e NTRSN un paio di apparizioni come Pankow ma senza Pieter che nel frattempo si era perso tra le nebbie delle fiandre e siamo arrivati a oggi insieme.

L’etichetta di band industrial vi è sempre stata stretta. Si tratta di una definizione esclusiva, riferibile ai Throbbing Gristle e pochi altri gruppi. Le definizioni lasciano il tempo che trovano, lo so, nel corso degli anni avete sperimentato i vari caratteri del linguaggio espressivo della musica elettronica e non vi siete mai presi troppo sul serio. Se doveste scegliere un’aggettivo per descrivere la vostra musica, cosa vi verrebbe in mente? Così su due piedi, senza pensarci troppo.

Mah… preferisco essere etichettato dalla stampa come un “industrial” piuttosto che EBM, in realtà facciamo semplicemente musica elettronica…
Così su due piedi? Potrei dirti che facciamo una musica elettronica “schifosamente barocca”!!

L’ultimo disco sembra concepito per essere proposto dal vivo. Nella dimensione live vi siete trovati sempre a vostro agio, verso la fine degli anni ottanta- inizio anni novanta vi siete superati, facendo un lungo tour di ventinove concerti in quaranta giorni negli USA. Cosa avete in mente per i prossimi concerti?

Sì, la dimensione “live” ci è congeniale, non potremmo esistere senza suonare dal vivo, adesso sono di nuovo insieme con Paolo Favati e Alessandro (gimmi) Gimignani, l’80% della formazione “americana” e con Bram e la nuovissima “entry” Cosimo Barberi.

Come sono andate le due date tedesche di Marzo, mi riferisco a quella di Berlino all’interno dell’Out of line Weekender e a quella di Colonia, in occasione dell’Electrostorm festival?

Abbiamo già fatto vedere e sentire che i Pankow hanno ancora i piedi ben piantati in terra!

La vostra musica ha sempre avuto un respiro internazionale. E non penso certo alla scelta di cantare in tedesco e in inglese. Non è la lingua scelta a fare la differenza sostanziale, quanto le scelte musicali seguite, lontane dalla mentalità provinciale italiana. Oggi più che mai mi sembrate distanti anni luce dal panorama musicale italiano contemporaneo. Come la vivete questa estraneità?

La musica mette allo scoperto il carattere e le aspirazioni di chi la fa, io non ho mai amato seguire certi sentieri obbligati percorsi dalla maggioranza dei giovani musici italiani in Italia, ho cercato ma nel nostro paese non ho mai trovato niente, abbiamo proposto ma non siamo stati ascoltati con tanta attenzione. All’estero le cose sono andate molto diversamente, è stato quindi naturale avvicinarsi e tuffarsi nel mondo della cultura europea che respira! In Italia la cultura è proprietà della politica e la politica la saccheggia e priva dell’ossigeno di cui ha bisogno per sollevarsi, cambierà mai qualcosa?
Mangio la pasta, ascolto Purcell e Monteverd, i TG, guardo il Pelù alla RAI che prova a fare il simpatico e non ce la fa e mi piscio addosso dalle risate. I Pankow suonano dappertutto tranne che in italia: SI! voglio essere estraneo!

(Monica Mazzoli)

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