Thony + Amycanbe, Velvet, Rimini, 1 Marzo 2013

thonyEsaurite le date a teatro di febbraio, Federica Victoria Caiozzo, nota ai più come Thony o la Antonia di “Tutti i santi giorni” di Paolo Virzì, sbarca con la sua band nel rock club riminese per eccellenza. Brani molto simili tra loro si distinguono per la varietà degli arrangiamenti e per le buone doti di chanteuse della Caiozzo, unite alla furbesca carineria e ad un sorriso irresistibile.

Doveroso, innanzitutto, spendere parecchie parole per l’act di supporto. Oramai habitués del palco del Velvet, i ravennati Amycanbe con l’ultimo “Mountain Whales” di fine 2011 hanno riscosso consenso unanime di pubblico e critica, grazie alla bravura dei cinque musicisti e alla delicata ma versatile voce di Francesca Amati. Tutti gli otto brani presentati, dalla magnifica ballata “Rose is a rose” alla malinconica e singhiozzante “My Love” (una cartolina da Bristol?), convincono e conquistano i presenti. Il sound di matrice indie-pop degli esordi ha lasciato spazio anche ad arrangiamenti più sofisticati e soluzioni elettroniche. In “Truth Be Told” una soffice melodia folktronica converge in un refrain strumentale tipico dei Bright Eyes; i Radiohead dei primi duemila si affacciano in “Everywhere”. Differenti, in tutti i sensi.

É la volta di Thony, il pubblico si avvicina al palco per sentirne le prime parole – un vestito di timidezza e fragilità alla Cat Power, anche se look e frangetta ricordano di più Bat For Lashes. Durante i primi brani la sensazione è di trovarsi ancora nel film, con un chiacchiericcio diffuso nella sala mentre lei dipinge gli acquarelli acustici di “Time Speaks” e sembra suonare solo per rincuorarsi da un’esistenza priva di prospettive. L’attenzione torna viva con l’esecuzione del suo manifesto “Flowers Blossom” e cresce proporzionalmente all’intensità del live, sempre ad un passo dal rock (eccezion fatta per “Sam”, l’episodio meno trattenuto). “Paper Cup”, a metà tra Belle And Sebastian e Jeff Buckley con il banjo a supporto, è il pezzo più riuscito. “Home” è l’altro grande lascito dell’artista, brano intimo che dal vivo si impreziosisce di cori che fanno tanto Sigur Ros; “Little Boxes” è un breve divertissement, magari pescato dagli anni trenta. Si susseguono gli altri estratti da “Birds” noti per la loro presenza nel film, fino alla conclusiva “Blue Wolf”, una jam d’atmosfera che ricorda nel crescendo strumentale Manuel Agnelli & Co.

Come attrice Thony può valere un sette abbondante: genuina, bella e drammatica quando serve. Dal vivo dimostra di saperci fare e di migliorarsi rispetto al disco. Perciò il giudizio finale lo lascio a voi.

(Matteo Maioli)

11 Marzo 2013

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