REIN, “E’ finita” (autoproduzione, 2010)

Alla terza prova sulla lunga distanza i romani Rein non sono riusciti ad andare oltre gli schemi delle loro prime prove. A livello politico, rimangono fortunatamente fedeli all’autoproduzione a al copyleft, rendendo disponibile il loro album gratuitamente sul web. Aggiungono ora un’adesione ecologistica al programma Life Gate esibita in pompa magna sul retro dell’album (ma qualche dubbio sul presunto impatto zero del manufatto resta: gli stessi alberi che annullerebbero le emissioni di CO2 causate dalla realizzazione del disco potrebbero essere piantati anche senza essere usati come giustificazione e di certo per smaltire la plastica del cd e della confezione non servono).
Per quanto riguarda la musica, niente di nuovo sotto il sole: il combo rimane ancorato ad una riproposizione degli schemi di cantautorato, folk e patchanka senza nessun segnale diverso, cadendo sempre nel già-sentito e senza nessun sintomo che indichi possibili nuove strade da seguire.
Concentrandosi sulle liriche, che in un contesto del genere la fanno da padrone, la dinamica è chiara: ci sono “loro”, i fascisti, i corrotti, i palazzinari, i guerrafondai, i venditori di nulla, gli ignavi, e ci siamo “noi” che invece lottiamo senza paura e crediamo in un mondo diverso e migliore. Tutto molto semplice. Anche qui, schemi e retorica appartenenti ad un’intera classe di musicisti nostalgici dei Modena City Ramblers (i quali, tra l’altro, sono nostalgici di sé stessi) che affollano le feste dei derelitti partiti (più o meno) di sinistra. Ma la retorica è una brutta bestia, fa gioco su dinamiche di sicura presa, su concetti che generano condivisione senza sollevare una magagna che sia una, tanto meno un dubbio. Il problema è che liriche del genere non solo non fanno la rivoluzione come pretenderebbero, ma risultano potabili anche per chi si schiera a sinistra solo nella misura in cui una maglietta di Emergency si abbina ad un paio di All Stars.
La critica alla società massificata schiacciata su un divano davanti alla televisione è sacrosanta. Ma l’alternativa non è certo un viaggio in Salento. E nemmeno un comizio di Diliberto.

(Lorenzo Centini)

30 settembre 2010

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