Intervista a Mao

Mauro Gurlino in arte Mao (Torino, 1971) ha alle spalle una lunga militanza nella band Mao e la Rivoluzione e diverse apparizioni nel campo televisivo e radiofonico. Attore, cantautore, chitarrista e dj, Mao è stato sugli schermi di MTV al fianco del VJ Andrea Pezzi nella conduzione del programma tv Kitchen dal 1997 al 2001.Lo incontriamo ad uno dei suoi concerti con il trio “Le Voci del Tempo”, originale progetto di letture e musica concepito dalla collaborazione con altri due artisti, Marco Peroni (autore e lettore dei testi) e Mario Congiu (musicista)
Fuori piove fortissimo.
Mao ci parla del suo nuovo lavoro mentre fuma una sigaretta e tenta di non far entrare la pioggia nella stanza:
“Sta cambiando anche il tempo in Italia-commenta mentre chiude una finestra- bisognerebbe guardarlo più spesso il cielo. Credo che a volte si senta trascurato o magari, vista l’epoca di grandi cambiamenti e incertezze che stiamo vivendo verrebbe da dire, che anche lui si è adeguato alle cazzate che combiniamo di sotto”.
Credi che anche per la musica sia tempo di cambiamenti? Il tuo ultimo disco “Piume Pazze” è interamente e gratuitamente scaricabile on line. Una scelta davvero umile.
“In un qualche modo sono stato messo alle strette. O facevo così o vedevo per l’ennesima volta questo progetto entrare in un meccanismo di un certo tipo, che per come sono configurate ora le cose, mi interessava ben poco. Non che disdegni la possibilità di far girare la mia musica più semplicemente, credo che il periodo delle case discografiche stia per scomparire. E non lo dico né con sarcasmo, né con rammarico. Mi sento invece di affermare che ognuno di noi sia richiamato in causa per dare un contributo concreto al futuro. Piume Pazze è stato creato in modo un po’ clandestino ma mi piace vederlo, come uno di quei progetti che ti giri a guardare e circoscrivi ad un periodo particolare della vita. Umile invece è una parola che mi piace. Perché deriva da ‘humus’ (terra). La mia speranza è quella di aver piantato qualcosa in grado di far nascere qualcos’altro poiché il mio vero obbiettivo era di creare un disco quantomeno autentico”.
Autentico ma per certi aspetti anche malinconico e ‘solitario’. Introspettivo. Pieno di continue contrapposizioni di suoni e umori. Non credo che sia casuale infatti la scelta di alternare brani lenti ad altri più melodici e mossi. Una bella idea per descrivere il volo della piuma no?
“Esatto anche se non sono pienamente d’accordo sugli aggettivi triste e malinconico. E’ chiaro che un disco più ‘solitario’ di così non l’ho mai fatto ma la solitudine, dal mio punto di vista, è qualcosa di più che una pura sensazione fisica e non è necessariamente triste. La immagino invece come una straordinaria situazione per mettersi nella condizione di ragionare e trovare il compasso per misurare le cose.
Sono entrato in studio con 50 pezzi da riarrangiare frutto, di diverse esperienze musicali portate avanti negli ultimi anni”.
Possiamo allora definirlo ‘cantautorale’?
Sì, se per cantautorale si intende l’aspetto artigianale più che l’appartenenza a quella tradizione, per me, tra le più interessanti degli ultimi 30anni.
Per registrarlo ho passato circa un mese, da solo, nello studio di registrazioni Esagono. E’ stato un po’ come vivere in una sorta di “Shining” in questo albergo-studio abbandonato nelle campagne reggiane. Lo spettacolo del disco è una sorta di recital che racconta la mia carriera e arriva fino a qui, a questa vicenda tra il comico e il drammatico. Sono entrato in studio con la convinzione che ci sarebbe stata una soluzione con la casa discografica Mescal… Meglio immaginare la realizzazione di questo disco come un viaggio. sono entrato in studio da solo, d’estate inoltrata, l’albergo e il ristorante erano praticamente deserti solo io e Carlo Enrico Pinna, fonico con cui collaboro da anni. Un lungo viaggio solitario che scopri, solo alla fine, di che meravigliosa occasione sia stata per conoscere nuove persone e situazioni. Come nel caso dei musicisti della band di Carlo , gli Stoop, che hanno collaborato nell’aggiunta di una pedal steel guitar e di una tromba.
A proposito di strumenti. E’ stata voluta o casuale la scelta di posizionare un organetto Vox in quasi tutti i pezzi?
Questa è una storia divertente invece –sorride- Un mio caro amico, Andrea Bruschi, attore e musicista con cui ho avuto modo di collaborare, mi telefona dicendo che ha uno strumento interessante da farmi vedere “E’ bellissimo- mi dice- è un organetto Jaguar e suona come quello dei Doors!” Andrea è un vero collezionista di strumenti, pezzi d’antiquariato e articoli originali. Prima di entrare in studio sono passato da casa sua per prenderlo e l’ho scartato direttamente in sala di registrazione. Quando l’ho provato mi è piaciuto così tanto, da cedere alla tentazione di inserirlo in tutti i pezzi!

Hai fatto radio, spettacolo, sei stato VJ… Che rapporto mantieni con questi due mezzi di comunicazione?
Lo schermo mi è sicuramente più congeniale. Mi permette di sentirmi a mio agio e di esprimermi, oltre che con la voce, con l’espressività. La radio resta però un mezzo di comunicazione straordinario e divertentissimo. Non l’ho abbandonata. Continuo a trasmettere, una volta a settimana, su di una piccola radio torinese in cui mi sono ritagliato un mio programma.
Ma se devo essere sincero, mi accorgo sempre più, di quanto i media siano diventati refrattari. Come dire… la Legge Bavaglio è ormai applicata sull’intera informazione che altro non fa altro, che mettere il timbro su di una situazione consolidata. Perché i media- quelli ufficiali- sono diventati di un’omologazione micidiale. Ciò vale per le notizie vale anche per la musica. E’ una situazione di grande incertezza quella che stiamo vivendo. Proviamo a divertirci con la sana consapevolezza di chi sa, che tutto è più drammatico che comico…”

(Gloria Annovi)

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Mao – Piume Pazze

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