DIAFRAMMA, Difficile da trovare (Self, 2009)

Chi l’ha detto che al mondo esistono solo sconfitti e vincitori?
Esiste un’altra categoria di persone, dallo spirito libero e ribelle, che usa vivere ben lontana dalle luci della ribalta, pur sapendo di poter contare su di un nugolo di fedeli sostenitori: è quella dei cosiddetti “perdenti di successo”.
Federico Fiumani è la lampante dimostrazione in carne ed ossa di questo teorema e non smette mai di ricordarcelo ad ogni nuova sortita, sia che si tratti di disco solista, di disco-tributo alla carriera o dell’ennesimo album della sua amata/odiata creatura musicale: i Diaframma, che da tempo ormai ruotano unicamente attorno alla sua carismatica ed egocentrica figura.
”Difficile da trovare” verrà probabilmente ricordato come il disco con il peggior titolo e la più brutta copertina dell’intera carriera discografica del gruppo di Firenze, per l’occasione rinvigorito da una nuova sezione ritmica “coi controfiocchi”, che vede al basso Lorenzo Alderighi e alla batteria Lorenzo Moretto, ed è davvero una fortuna che non si debbano usare gli stessi termini per descriverne il contenuto.

Le canzoni di “Difficile da trovare” non fanno altro che confermare il talento cantautoriale e la verve istrionica del Fiumani, che anche stavolta sembra quasi compiacersi nel farci rimanere di sale di fronte ad episodi mandrilleschi (“…metropolitana di Milano la mattina presto guardo in faccia le ragazze per capire se hanno fatto l’amore…”), masochistici ed anche un po’ autobiografici (“…perdere, mi piace perdere con te…”), prima di impazzire del tutto e lanciarsi in metafore socio-pallonare che sfiorano il grottesco (“…l’ha detto anche Prandelli che i risultati si ottengono col gioco…”, ) per poi infine rinsavire tutto d’un tratto e cogliere nel segno l’umore di chi da sempre vive in piena crisi, non solo economica (“…amico sei pronto per la vita grigia?…”).
Insomma, la solita imperfezione che profuma di perfetto alla Fiumani, condita da un paio di episodi sotto (e fuori) tono, ed altrettanti decisamente al di sopra delle aspettative (“Dura madre” e “Mi piace perdere” su tutti), in un saliscendi di intensità che vede la genialità andarsene tranquillamente a braccetto con la sregolatezza.

Una manciata di canzoni piacevoli da ascoltare, armate di ritornelli che si stampano immediatamente nelle meningi di chi ascolta, grazie a quella singolare verve punk-autoriale che stavolta riesce a sgrezzare le sue più aspre spigolature rock e spalanca inopinatamente le braccia di fronte ad escursioni in territori più marcatamente pop(olari).

Eppure un giorno qualcuno mi dovrà spiegare il motivo per cui se una canzone come “Coda di paglia” viene cantata da un guru nazionale come Vasco Rossi, vende all’istante un milione di copie, mentre se a scriverla e cantarla è il nostro caro Federico Fiumani, non se la fila (quasi) nessuno.
Esiste davvero un Signore incorruttibile nel Paradiso dei Dischi, come ci ricordavano amabilmente gli Skiantos, oppure è proprio vero che “un mattino ti svegli ed è già tutto deciso?”

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *