CALIBRO 35, Calibro 35 (Cinedelic / Self, 2008)

Certe operazioni sono estremamente rischiose: prendere le colonne sonore dei film italiani di genere degli anni ’60 e ’70 e suonarle in chiave moderna è quanto di più difficile, e pericoloso, possa accadere in ambito musicale. Il rischio è quello di scatenare la rabbia dei fans – puristi nei confronti delle “intoccabili” versioni originali – e di non riuscire comunque a raggiungere un pubblico nuovo, dai gusti troppo lontani dai suoni vintage. Un’operazione che ha mietuto vittime illustri in passato, basti pensare ai Fantomas di Mike Patton, caduti sul pur interessante “Director’s cut”, o allo sfortunato Easy Tempo Experience, con soundtrack storiche annegate nell’elettronica di dj dal grilletto troppo facile.

Quello di Calibro 35 è, invece, un assoluto trionfo su tutta la linea. I 14 brani sono esemplari nel loro equilibrio, con la perfetta alternanza tra titoli universalmente noti (“Italia a mano armata” di Micalizzi, “Indagine su un cittadino” di Morricone o “Summertime Killer” di Bacalov, ripresa da Tarantino in Kill Bill Vol. 2) e tracce sconosciute (come la rarissima “La mala ordina” di Trovajoli, i cui nastri originali sono andati irrimediabilmente perduti decenni fa). A completare la scaletta, due pregevoli inediti, “tratti” dal più celebre dei film mai realizzati, quel “La polizia s’incazza” citato in una delle battute più esilaranti della saga di Fantozzi…

Sostenuto da una tecnica esecutiva eccelsa, e da suoni che miscelano perfettamente il vecchio con il nuovo, Calibro 35 porta l’ascoltatore in un viaggio straordinario all’interno della produzione nostrana di musica da film, senza scivolare mai nel tributo, né cadere nella tentazione dello stravolgimento. Al punto che, volando un po’ (ma solo un po’…) con la fantasia, Calibro 35 diventa lo specchio di quello che sarebbe oggi il sound del filone del poliziottesco alla Maurizio Merli o del thriller alla Dario Argento: un misto di progressive, funk e soul adrenalinico con sfumature, deviazioni e dissonanze estremamente attuali. E con il classico happy ending strappalacrime, ovvero la bellissima “L’appuntamento”, nella quale la voce di Roberto Dell’Era (Afterhours) sostituisce quella di Ornella Vanoni in una versione che nulla ha da invidiare all’originale. Giusto il tempo di asciugare le lacrime, poi il dito corre di nuovo sul tasto “play” per far ripartire il viaggio.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *