AUSTIN LACE, Easy To Cook (Homesleep / Audioglobe, 2005)

Il bello dei festival europei è la possibilità di conoscere gruppetti sconosciuti per poi bullarsi con gli amici del campetto quando questi arrivano in Italia scovati dalla solita etichetta di grido. Tra i soliti ignoti del Benicàssim 2005, gli Austin Lace erano quelli che più mi avevano impressionato. Un indie-pop primaverile che spruzzava felicità e gioia nella misura in cui ricordava la spensieratezza dei Belle & Sebastian e la provinciale ingenuità dei Grandaddy.

Vengono dal Belgio ed escono per la 62TV. L’anno scorso le stesse peculiarità erano state incontrate nei Girls in Hawaii, una delle formazioni che meglio ha saputo coniugare il verbo pop in questi primi anni di secolo. E non è una sorpresa leggere che le due band, oltre ad essere amiche, suonano anche assieme in tour. La sensibilità è la stessa, il campo d’azione musicale anche. Ed è grazie ad Homesleep che arriva qui da noi il loro grazioso manifesto “Easy to Cook”, secondo disco che segue “Commodore Pace” e tre EP mai avvistati sul mercato nazionale.

Cosa aspettarsi? Canzoni pop da tre minuti abbastanza sceme da essere irresistibili. Elettronica povera che si intarsia su accordi acustici mai ingombranti. Filastrocche fanciullesche che invitano ad ammazzare il tempo e sperano che tutti godano del loro raggio di sole. Una corsa a piedi nudi su un prato che occupa appena più di una mezz’ora, per staccare il cervello e godersi la vita. Questa è musica che non si prenderà mai sul serio. Perché noi dovremmo?

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