FOO FIGHTERS, In Your Honor (BMG, 2005)

Avevo un amico che una volta, guardando un video dei Foo Fighters (correva l’anno 1998), disse: “Certo che se per avere i Foo Fighters dovevamo pagare lo scotto della morte di Kurt Cobain, beh, ne valeva la pena!”. La provocazione, allora, era e rimaneva tale, ma poteva avere un senso. Grandi infatti erano le aspettative in quel gruppo che aveva sfornato album come “Foo Fighters” (1995) e soprattutto “The Colour And The Shape” (1997). Un gruppo su cui nessuno, non prendiamoci in giro, avrebbe all’inizio scommesso un cent. Non c’entra che Dave Grohl fosse il batterista del trio seminale degli anni ’90, era pur sempre un batterista che all’improvviso, senza averlo mai fatto prima nella sua band, imbracciava la chitarra e iniziava a comporre e a cantare. Si accomodi, ci mancherebbe, ma si sentiva odore di bruciato.

Ora, a distanza di poco di più di un lustro, si può dire che la profezia del mio amico fu proprio poco azzeccata. Ci troviamo infatti con un gruppo che ha decisamente detto tutto nei primi due album e, scoperta la pomposità e le melodie FM con “There Is Nothing Left To Lose” (1999), in “One By One” (2002) e in metà di questo “In Your Honor” ripete pedissequamente se stesso come un giradischi incantato. Sottolineiamo subito però: solo in metà di quest’ultimo lavoro. “In Your Honor” infatti è un album doppio, e ha la caratteristica di avere suddivise in maniera limpida e palese le intensità dei due cd: elettrico e tirato il primo, acustico e tranquillo il secondo. Ecco, il primo cd potete benissimo tralasciarlo, evitarlo, buttarlo in un fosso che starete bene lo stesso, infarcito com’è di magniloquenza sterile e traettorie melodiche americanissime meno degne di quelle di un gruppetto alla Sum 41 qualsiasi. Salviamo unicamente la title track, che pare un grido davvero sentito di omaggio disperato, mentre canzoni come “DOA” o “Resolve” possono solo piacere a qualche fan (ma ne esistono ancora?) dei Boston.

Ci si sofferma invece più volentieri sul secondo cd, una piacevolissima sorpresa di una delicatezza inaspettata. Non del tutto casuale, a dire il vero, sol si pensi che i Foo Fighters sono sempre stati davvero bravi con le ballad (viene in mente “Walking After You” di “The Colour…” ma soprattutto una meravigliosa versione unplugged di “Everlong”, cercatela – cari internauti – cercatela…). Una delicatezza che si stempera nel folk (“Another Round”, che racchiude in sé un assolo di armonica da piccole scariche sulla schiena e che trasporta metaforicamente al centro della scena ruotante del ballo di Kevin Costner in “Un Mondo Perfetto”), nel fraseggio barocco (“Razor”), nei 16 Horsepower con la chitarra acustica al posto del pianoforte (“Still”), nei Filter più ispirati (“On The Mend”) e – finalmente! – nei Nirvana “Unplugged in N.Y.” (“What If I Do?” e, ancora di più, “Friend Of A Friend”).

Un solo consiglio alla fine: convincete il vostro pusher di dischi a vendervi solo il secondo cd. Non sarà facile, ma è meglio che trovarsi in mano un cd di cui non si sa cosa farsene. E se non ci riuscirete consolatevi perché: a) “In Your Honor” costa come un album singolo e non come un doppio; b) il primo cd potete pur sempre regalarlo al primo fan dei Boston che incontrate.

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