CLAYHILL, Small Circle (Eat Sleep Records, 2004)

Forse è un peccato, ma oramai anche nell’approccio alla musica si seguono schemi consolidati abbastanza precisi. Schemi che, detto fra noi, non aspettano altro che essere stravolti. È l’esempio di “Small Circle” dei Clayhill. Ascoltando l’uno due fornito dall’elettronica “Alpha Male” e dall’ampio respiro di “Northern Soul” ti viene da posizionare questo disco in un’immaginaria dimensione geografica che porta inequivocabilmente negli Stati Uniti.

Infatti, continuando nell’ascolto, vengono in mente i nomi di The Belles, The Shins, Rogue Wave. Il meglio del folk-pop che ha potuto offrire il paese a stelle e strisce. Ecco. Diventa abbastanza sconvolgente scoprire quindi che l’americanissima musica dei Clayhill proviene dalle malinconiche lande del Regno Unito. Ascoltando meglio ci sono anche degli indizi a riguardo (tipo l’incedere mid-tempo di “Even Tough” con quegli archi in sottofondo) ma, diciamo, che sono marginali rispetto all’economia generale.

Tutto sommato si tratta di problemi di fondo. Rimane il fatto che il pop proposto dai Clayhill è di una fattura pressoché ottima. Una musica scritta bene nella sua classicità (e, siamo onesti, le melodie qui incluse sono decisamente beatlesiane) ed eseguita secondo un canovaccio che, fino a quando si mantiene su questi alti livelli, non stanca quasi mai.

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