Intervista a Brychan

Scambio di battute via mail con Brychan, a circa sei mesi dall’uscita di “Reel in between“, un disco che continua a suonare come il più maturo della sua carriera. Brychan racconta della nascita del disco, della sua band, della sua voce, dell’Italia che è diventata la sua seconda casa. Ecco quello che mi ha raccontato. E se qualcuno di voi avesse voglia di fare una vacanza nel Galles dell’Ovest


“Reel in between” suona come il tuo album più elaborato. Quali erano i tuoi obiettivi prima di iniziare a registrarlo? E, a distanza di mesi dall’uscita, ne sei ancora soddisfatto?

E’ il disco più elaborato che abbia mai fatto, e questo era uno dei principali obiettivi. Ho sempre usato una grande quantità di elementi, come l’elettronica, ma dato che il progetto Brychan era nato acustico abbiamo sentito che solo ora, per “Reel in between”, era il momento giusto per includere questi elementi su un disco. Dopo che sono passati mesi continuo ad ascoltarlo, sono ancora contento del lavoro e penso che lo sarò sempre.

Com’è nata l’idea di coinvolgere Paolo Benvegnù come produttore? E come ti sei trovato a lavorare con lui?

Io e Lorenzo, il mio manager, abbiamo pensato a lungo a un produttore, uno che potesse portare il suo gusto ma non il suo ego nel lavoro, che aggiungesse alla musica invece che cercare di cambiarla. Paolo ci è venuto in mente grazie agli Scisma e ci è sembrata una scelta interessante. Appena gli abbiamo presentato i demo è stato chiaro, dalle idee che aveva, che lui era la scelta giusta. Lavorare con lui lo ha dimostrato ancora di più, assolutamente, e ancora lo ringrazio per la visione che ha portato al progetto e specialmente per la sua enorme energia che lo ha portato a dedicarsi a lungo alla cosa.


Nelle tue nuove canzoni c’è un uso dell’elettronica molto più ampio che in passato. Come mai questa scelta? C’è qualche disco che ha influenzato questo “passaggio”?

Questo era il modo giusto di portare nelle canzoni gli elementi elettronici (che sono stati una parte delle mie canzoni per molto tempo). Il progetto Brychan partì acustico, ma volevamo che il passaggio da un disco all’altro fosse il più morbido possibile, invece che suonare elettrici dopo “Veleno rumoroso”. Potrei dire che gli Underworld sono stati un’influenza, ma anche qualcosa di mainstream come Madonna.


In “Reel in beetwen” la voce è molto più controllata, più disciplinata e al servizio della canzone che in passato. Era un tuo obiettivo? Hai dovuto lavorare molto per “tenere sotto controllo” la tua voce?

L’intero processo di registrazione per “Reel in between” è stato molto più accurato e controllato, e questo ha contribuito moltissimo al modo in cui esce la voce. Lavoro molto, quasi ogni giorno, sulle scale vocali, e spero che questi esercizi mi diano anche più controllo col passare del tempo.


La band che suona con te sembra molto affiatata. Quanto è importante l’interazione con i tuoi musicisti mentre crei le canzoni?

Sì, c’è un buon feeling tra i membri del gruppo e questo è vitale, dato che dobbiamo passare molto tempo on the road per i concerti. Io scrivo la maggior parte delle cose all’inizio, ma quando dobbiamo imparare le canzoni per suonarle dal vivo facciamo molto lavoro insieme. Se io scrivo versi e ritornello, per esempio, molto dell’arrangiamento finale è creato insieme: un viaggio comunitario attraverso la canzone, piuttosto che la versione che io impongo. Facciamo anche molte jam insieme e ci sono un paio di pezzi che sono stati creati dall’intera band.


L’Italia è ormai diventata la tua seconda casa. Cosa apprezzi del nostro pubblico?

Apprezzo il fatto che in Italia il pubblico ascolti un’artista che non conoscono più attentamente, mentre in Inghilterra a volte devi superare un sacco di rumori di chiacchiere e di gente che beve birra. Da un punto di vista musicale mi piace la differenza geografica che dà Mimmo, il mio batterista (si tratta di Mimmo Mellace, il batterista de Il Parto delle Nuvole Pesanti, ndI), l’influenza dei ritmi nord-africani, dato che Mimmo viene dalla Calabria. Molte delle città da Roma in giù sono molto esotiche, per uno come me.

Un’ultima domanda: che progetti hai per i prossimi mesi? Hai già iniziato a scrivere le canzoni che finiranno sul successore di “Reel in between”?

Scrivo musica tutto il tempo e sì, direi che il cammino verso il prossimo disco è iniziato, anche se abbiamo ancora molto lavoro da fare per promuovere “Reel in between”, sia qui in Italia che in Inghilterra (vedi www.brychan.com) dato che il disco sarà pubblicato lì in Maggio: abbiamo molti concerti a Londra e a Cardiff, e qualche buon festival come Glastonbury. I prossimi mesi saranno così, e spero di poter passare un po’ di tempo a casa mia: è una fattoria nel Galles dell’Ovest, e lì ho un lavoro, un campeggio (vedi www.tipiwest.co.uk). E adoro stare nel Galles dell’Ovest, specialmente in estate.