BADLY DRAWN BOY, Have You Fed The Fish (XL Recordings, 2002)

Sapete com’è Badly Drawn Boy, no? Uno che riesce a farsi fischiare da un pubblico che è lì per adorarlo, uno che dimentica i testi delle proprie canzoni. Uno di cui non ci si può fidare fino in fondo. Così forse non vi stupirete di “Have You Fed the Fish?”. Anche se il secondo disco in meno di un anno del Nostro, dopo l’eccellente colonna sonora di “About a Boy”, non è così vicino a quello a cui ci aveva abituato.

Se avete amato l’approccio naif alla musica acustica che finora era stato uno dei suoi tratti distintivi, ne troverete poche tracce qui dentro. Giusto un frammento intitolato “I Was Wrong” o l’attacco in sordina di “How?”, un autentico splendore di melodia malinconica. Se invece cercate l’anima più vicina all’indie rock, c’è la ballata elettrica “Born Again”, uno dei brani più riusciti dell’album.

Nella parte restante del disco c’è invece tutta la vena più pop e folle di Damon Gough che passa attraverso l’introduttiva “Coming into Land” in cui ai passeggeri di un aereo viene indicata una nuvola che “sembra proprio Badly Drawn Boy”, giusto per farci capire come sono cambiate le cose e che è il caso di affrontarle in qualche modo. Il mondo che fa irruzione nella vita, il confronto con la fama.

Crescere in pubblico, direbbe Lou Reed. Badly Drawn Boy lo fa nell’unico modo che conosce, scrivendo canzoni. Anche se “Non sono mai davvero una risposta, sono soltanto la colonna sonora di una vita” come canta in “You Were Right”. Ma infine è tutto quello che possiede Badly Drawn Boy, visto che in “How?” ci confida “Come posso darti una risposta quando tutto quello che ho è una melodia”.

“Have You Fed the Fish?” è la reazione un po’ nevrotica, un po’ divertita a tutto questo. Una reazione costruita usando la fantasia come in “The Further I Slide”, “40 Days, 40 Fights” o in “Using Our Feet”, tra qualche fiato, cori, cambi di ritmo e melodie trascinanti che ricordano Beatles e Beach Boys. Una risposta che sta in “You Were Right”, un’irresistibile canzone pop dedicata alla propria ragazza, in cui confessa di non essere riuscito a sposarla solo per mancanza di tempo, pur essendone così innamorato da rifiutare l’immaginario corteggiamento di Madonna.

Oppure ritentando con “All Possibilities” il colpo funk riuscito con “Disillusion” nel disco d’esordio. O ancora scrivendo piccole gemme pop come “What Is It Now?”. Sempre e comunque cercando di scombinare le carte. “Tickets to What You Need” ha un attacco soffuso degno del migliore Elliott Smith, prima di trasformarsi in uno sgangherato brano western, mentre “Have You Fed the Fish?” ha un ritornello che ha l’inaspettata enfasi del rock da stadio.

In ogni caso restano intatte l’ironia e la leggerezza di Badly Drawn Boy, le qualità che tengono tutto insieme, ancora una volta.

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