SIOUXSIE AND THE BANSHEES, Kaleidoscope (Polygram, 1980)

Elemento fondamentale della new wave anglosassone, Siouxsie intraprende la via del dark melodico, trovando come compagno di strada Robert Smith, mente geniale dei Cure che faranno di questo genere il loro marco di fabbrica. La voce di Siouxsie, che paradossalmente ricorda molto da vicino quella di Smith, insieme al bell’intreccio di chitarra, basso, batteria e tastiere è il fulcro dell’identità musicale dei Banshees: qui passa ad un suono più denso, straniante, per certi versi vicino a pulsioni doorsiane, per altri similare all’esperienza dark dei Joy Division di Ian Curtis, mentre in precedenza – soprattutto nell’esordio “The Scream” del 1978 – il gruppo aveva proposto una sorta di punk orrorifico.

Stralci più puramente rock rimangono in “Trophy” e nella distorta “Hybrid” ma brani come l’iniziale “Happy House” – splendida nel suo incedere, emozionante, fluida, essenziale eppur esteticamente perfetta -, la rapida “Clockface”, l’elegante e dimessa ninnananna “Lunar Camel” che ricorda alla lontana addirittura sonorità alla Syd Barret, mostrano palesemente la nuova identità musicale del gruppo. Più aderente al nuovo tessuto musicale l’energica e cupa “Christine”, adagiata su un basso compatto e incessante e su leggeri accenni di tastiera.

Innegabile il fascino che questi brani riversano sull’ascoltatore, trasportato in un’atmosfera lugubre, percorso dagli stessi brividi che produce la lettura dei “Racconti del terrore” di Edgar Allan Poe, invaso da un senso di pianto e disperata dolcezza. Una sensazione che gli amanti del genere conoscono bene, e che i Cure faranno di lì a poco interamente loro – tra l’altro Robert Smith sarà la chitarra ritmica di “Nocturne”, l’album del 1983 dove risiedono le stupefacenti cover di “Dear Prudence” e “Helter Skelter” dei Beatles – grazie al successo planetario dei loro capolavori “Seventeen Seconds” e “Pornography”.

Siouxsie Sioux (nome d’arte di Susan Janet Dallion) rimarrà sempre la luce femminile dell’universo dark (a parte la breve avventura di Patricia Morrison nei Sisters of Mercy) accompagnata da questo album in poi da Steve Severin al basso e da Budgie alla batteria. Un caleidoscopio di emozioni da lasciar fluire e da cui farsi affascinare.

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